Beta Talassemia, funziona la terapia genica: «Una svolta», ecco perché
Il suggerimento arriva da uno studio guidato da Juliana F.W. Cohen, del Merrimack College e della Harvard T.H. Chan School of Public Health, pubblicato sulla rivista American Journal of Preventive Medicine. Per arrivare a questa conclusione gli studiosi hanno esaminato i dati relativi a oltre 1.000 donne incinte dal 1999 al 2002 che hanno partecipato a un progetto denominato Viva. Sono state valutate le diete dei loro figli nella prima infanzia, mentre le funzioni cognitive dei piccoli sono state analizzate a 3 e a 7 anni.
Sbagli a fare la differenziata? «Rischi di mangiare plastica».
Ecco perché
Dai risultati è emerso che il consumo materno di zucchero, specialmente da bevande gassate zuccherate, era associato a una minore cognizione nell'infanzia, in particolare per quel che riguarda le abilità non verbali, la risoluzione di nuovi problemi e una scarsa memoria verbale, cioè che permette di tradurre i pensieri in parole. Al contrario, il consumo di frutta e di fruttosio anche nell'infanzia è risultato associato a punteggi cognitivi più elevati in diverse aree e a un maggior vocabolario ricettivo, cioè l'insieme delle parole che possono essere comprese, sia pronunciate che scritte. La frutta era inoltre associata a maggiori capacità motorie visive nella prima infanzia e a più intelligenza verbale a sette anni, cioè l'abilità nel giostrare le lettere, combinandole in parole e frasi.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Aprile 2018, 16:29
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