Leggi anche > Test sierologici, così i centri privati "nascondono" i pazienti positivi
In un’intervista al Corriere della Sera, Clementi ha sottolineato come «al San Raffaele non abbiamo più nuovi ricoveri per Covid-19 in terapia intensiva, ma nemmeno in semi-intensiva». Il motivo, secondo Clementi, è che la capacità replicativa del virus si sia indebolita a maggio rispetto a due mesi fa: un’ipotesi che viene dall’analisi di 200 pazienti ricoverati al San Raffaele. Secondo il professore siamo davanti «a una malattia diversa» rispetto all’inizio della pandemia (non una mutazione) per cause non ancora chiare.
Leggi anche > Zangrillo: «Il virus clinicamente non c'è più».
Il Cts: «Assoluto sconcerto»
La quantità di virus presente nei pazienti è minore rispetto ai primi casi, chiarisce il medico, basandosi sui dati dei 200 pazienti analizzati: «C’è uno scarto estremamente rilevante tra il carico virale dei pazienti ricoverati a marzo e quelli di maggio», le sue parole. Ancora presto per dire che il virus si sia indebolito davvero (lo studio, come detto, non è ancora stato pubblicato), così come per dire che la pandemia sia finita: specie alla luce del fatto che i decessi continuano ad essere quasi 100 al giorno. Ma l'ottimismo di diversi scienziati, compatibilmente con la prudenza di altri, portano certamente speranze per il futuro.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 1 Giugno 2020, 20:19
© RIPRODUZIONE RISERVATA