Neonato nasce invalido per colpa del ginecologo, il medico fa sparire i soldi del risarcimento
La pubblicazione mette in evidenza le importanti variazioni di sopravvivenza tra i malati di cancro nei vari Paesi e tra gruppi sociali. Secondo Salvatore Vaccarella, ricercatore e coordinatore dello studio, «le disuguaglianze sociali di fronte al cancro si evolvono e cambiano nel tempo, a causa di fattori sociali economici, politici, legislativi e tecnologici e toccano in particolare le persone più svantaggiate». Dunque mentre gli abitanti dei Paesi più sviluppati hanno maggiore possibilità di ammalarsi di cancro a causa dei fattori di rischio legati all'ambiente e agli stili di vita, il tasso di mortalità è più alto tra chi vive invece nei Paesi in via di sviluppo a causa delle scarse possibilità di diagnosi e di trattamenti immediati. Basti pensare che solo il 25% della popolazione mondiale ha accesso alla chirurgia anticancro di base.
Le popolazioni più a rischio sono poi i popoli autoctoni, le minorante etniche e i rifugiati.
Ad esempio, in Colombia le donne con una bassa scolarità hanno un tasso di mortalità da cancro al collo dell'utero cinque volte superiore di quelle con un'istruzione più elevata. In Australia, invece, la popolazione autoctona ha un tasso di mortalità 30 volte superiore ai non autoctoni. Dipende infine dal livello socio-economico anche di quale tipo di cancro ci si ammala: ai livelli sociali più bassi ci si ammala di cancro legato all'alcol, al tabacco, alla cattiva alimentazione o alle infezioni. Infine, è chiaro che sistemi sanitari inefficienti aumentano le ineguaglianze nella lotta al cancro.
Ultimo aggiornamento: Domenica 14 Aprile 2019, 16:14
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