Leggi anche > Giovanni Custodero, malato di tumore: «Sono stanco, vado in coma»
Nel 2019, oltre il 90% dei paesi ad alto reddito disponeva, nel proprio servizio sanitario pubblico, di servizi completi per prevenire, diagnosticare e curare i tumori le neoplasie, rispetto al 15% dei paesi a basso reddito. Numeri che hanno il loro riflesso sulla vita dei pazienti. Oltre agli screening, tra gli interventi da implementare, la riduzione dell'uso del tabacco (responsabile del 25% dei decessi per cancro), la vaccinazione contro l'epatite B per prevenire il tumore al fegato, l'eliminazione del cancro al collo dell'utero, attraverso la vaccinazione contro l'HPV.
Leggi anche > Nadia Toffa, inaugurato il reparto intitolato a lei a Taranto
"NEI PAESI POVERI MENO RIDUZIONE" «Gli ultimi 50 anni hanno visto enormi progressi nella ricerca» e «i decessi sono stati ridotti», afferma Elisabete Weiderpass, direttore dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc). «A beneficiarne sono stati però soprattutto i paesi ad alto reddito che hanno adottato programmi di prevenzione, diagnosi precoce e screening, che, insieme a un trattamento migliore, hanno contribuito a una riduzione del 20% di mortalità prematura tra il 2000 e il 2015.
Mentre i paesi a basso reddito hanno visto solo una riduzione del 5%».
Questo è «un campanello d'allarme per affrontare le inaccettabili disuguaglianze tra i servizi oncologici nei paesi ricchi e poveri», sottolinea Ren Minghui, vicedirettore generale dell'Oms, responsabile Area malattie trasmissibili e non trasmissibili. «Almeno 7 milioni di vite potrebbero essere salvate nel prossimo decennio, basandosi sulla copertura sanitaria universale e mobilitando diverse parti interessate a lavorare insieme», ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale Oms.
Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Febbraio 2020, 14:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA