Covid, Galli: «Rivedo le stesse scene di marzo, tra 15 giorni saremo come la Francia»

Covid, Galli: «Rivedo le stesse scene di marzo, tra 15 giorni saremo come la Francia»

«Guardi, siamo nelle peste. Sto cercando di occuparmi di tutti i pazienti che ho qui. Mi pare una tragico déjà vu. Lo temevo già da agosto, speravo di sbagliarmi e invece...». È amara la riflessione di Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano e docente all'università Statale del capoluogo lombardo, intervistato da 'La Repubblica'.

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È vero, l'Italia sta ancora meglio rispetto ad altri Paesi europei stretti nella morsa di Covid-19, ma è «inutile ragionare con i dati di ieri - avverte l'esperto - Dobbiamo guardare le proiezioni, che purtroppo hanno poche probabilità di fallire. Tra 15 giorni saremo come la Francia, la Spagna, il Regno Unito». «La situazione a Milano si sta facendo molto allarmante, al limite della saturazione - riferisce Galli - E ci sono forti criticità anche altrove. Abbiamo assoluto bisogno di far funzionare le indicazioni del decreto del Governo. Diversamente, la strada già tracciata è quella degli altri Paesi europei».

Uno degli elementi più preoccupanti secondo l'infettivologo è che «abbiamo una distribuzione dei contagi in tutto il territorio. E quando cominci a vedere la realtà nelle aree dove la prima ondata ha colpito meno, sai che il rimescolamento delle carte di quest'estate creerà grossi problemi perché si tratta di aree che non hanno vissuto questa esperienza e non hanno strutture attrezzate».  Ma allora lo spettro del lockdown di Natale è realistico? «All'amico Crisanti è scappata questa idea, è preoccupato come lo sono io.

Ma forse qualche segnale importante per dire che stiamo andando a sbattere dobbiamo pure darlo - riconosce Galli - Non so se ci sarà un lockdown di Natale e non me lo auguro, dobbiamo lavorare strenuamente per evitarlo».

«Il lockdown è la misura più semplice - riflette lo specialista del Sacco di Milano - perché non hai bisogno di lambiccarti il cervello a trovare altre soluzioni, ma anche la più drammatica perché le conseguenze sarebbero inevitabili. Poi se qualcuno si ostina a darci delle Cassandre si assumerà le responsabilità». Tanti nuovi casi di coronavirus Sars-CoV-2, ma in grande maggioranza asintomatici e meno gravi. Perché allora gli ospedali sono già così in sofferenza? Galli ricostruisce così la catena di eventi: «Questa estate in vacanza, positivi giovani; a settembre ritorno a casa, positivi giovani; poi il contagio in famiglia, l'età cresce. Adesso tornano ad essere colpiti gli anziani. E dunque cresce la paura, la sintomatologia, il ricorso alle cure ospedaliere, le terapie intensive. Le vittime, ormai lo sappiamo, le vedremo più in là».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 16 Ottobre 2020, 11:09
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