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Fase 2, quali sono i rischi di contrarre il coronavirus all'aria aperta
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Con l'avvio della fase 2 cresce il rischio potenziale di contagio, per questo occorrerà fare attenzione e rispettare le linee guida dettate dal governo insieme agli esperti. Ci si potrà muovere tranquillamente e si potrà stare all'aperto, in piazze, parchi e giardini, ma non per questo il rischio di ammalarsi sarà minore.
Ogni forma di assembramento, anche in luoghi aperti, può rappresentare un rischio a causa dell'eventuale rilascio di droplets che non si diffonde solo con tosse e starnuti ma anche semplicemente parlando. Resta basilare il rispetto del distanziamento sociale e dell'uso delle mascherine, dunque. Se il rischio di contaminazione all'aria aperta è minore non è comunque pari a zero, come sottolinea Fabrizio Pregliasco, virologo presso l'Università degli Studi di Milano, che intervistato da FanPage spiega che cade proprio nel range dei 60 centimetri.
Secondo alcuni scienziati in questo periodo dell'anno è meglio stare all'aperto che in luoghi chiusi, vista la situazione. Diversi esperti internazionali hanno sottolineato una maggiore facilità di contagio in spazi chiusi piuttosto che in aree aperte. La ragione principale è la rarefazione delle goccioline sospese nell'aria che potrebbero contenere il virus: «All'aperto c'è tanta diluizione. Finché starai ad almeno un metro di distanza, penso che il rischio sia molto basso», ha affermato Linsey Marr, docente di ingegneria specializzato negli aerosol del Virginia Tech. Pare, inoltre, che i raggi Uv sembrano essere efficaci nella distruzione del virus.
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