Dispositivi biomedici a rischio hacker: anche un pacemaker potrebbe essere manomesso

Dispositivi biomedici a rischio hacker: anche un pacemaker potrebbe essere manomesso

di Paolo Travisi
La tecnologia è un mezzo. Le sue applicazioni possono costituire un vantaggio per l'umanità o un crimine. Un pacemaker infatti, può essere controllato da remoto da uno specialista, ma anche manomesso da un hacker e dunque potenzialmente mortale. E non solo un pacemaker. Stesso discorso per la pompa per insulina di ultima generazione, visto che entrambi usano una connessione wireless (o bluetooth) che offre l'enorme vantaggio di consentire un controllo da remoto senza la necessità di un intervento chirurgico.

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Ma se un cyber criminale, violasse quel dispositivo proprio sfruttando la rete, potrebbe ricattare una persona chiedendo denaro, minacciandola di morte. E nei casi più estremi sarebbe in grado di manometterne il funzionamento ed ucciderla. Non è fantascienza, questa è la realtà possibile, perché ormai anche il corpo umano può essere connesso. Ma uno scudo per garantire l'incolumità di quello che viene chiamato "body network", lo stanno mettendo a punto i ricercatori della Purdue University che hanno creato un dispositivo che sfrutta il corpo come conduttore di segnali elettrici.

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Segnale che sarebbe trasmesso lungo la pelle ed i tessuti adiposi e non sarebbe più diffuso nell'etere attraverso la tecnologia senza fili, impedendo ad un eventuale malintenzionato di accedere da remoto ai device biomedici che indossiamo, costringendolo ad un contatto fisico con la potenziale vittima.

"Connettiamo sempre più apparecchi alla rete del corpo umano, dagli smartwatch ai sensori per il fitness fino ai visori della realtà virtuale", sottolinea il coordinatore della ricerca, Deyaban Sen che ha illustrato il progetto sperimentale sulle pagine della rivista Scientific Reports. “La sfida è mantenere queste comunicazioni dentro il corpo in modo che nessuno possa intercettarle, usando al tempo stesso sempre più banda larga e consumando meno batteria".

Questo tipo di segnali all'interno della “body network” è in grado di funzionare con un'energia 100 volte inferiore a quella usata oggi per comunicazioni via Bluetooth; l'obiettivo più ambizioso del gruppo di ricerca americano è ridurre l'apparecchio progettato a dimensioni molto piccole, quanto un granello di polvere, per trovare collocazione all'interno di dispositivi biomedici impiantati nel corpo.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Aprile 2019, 19:18
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