Coronavirus e scuola, Crisanti: «Il rischio è alto, conteggiare solo gli studenti malati falsa i dati»

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Andrea Crisanti, epidemiologo dell'università di Padova e consulente della prima ora di Luca Zaia in Veneto, fa il punto sull'aumento dei contagi a tre settimane dalla riapertura delle scuole in diverse zone d'Italia. Portando l'esempio di Francia e Israele: «I dati di quei paesi mostrano che le riaperture delle scuole sono potenzialmente in grado di aumentare i contagi».

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Intervenuto questa mattina ad Agorà, il professor Andrea Crisanti ha commentato, smentendoli parzialmente, i dati diffusi dalla ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina. «È chiaro che se noi andiamo a vedere solo la percentuale di studenti che si ammalano prendiamo un dato completamente falsato perché la maggior parte degli studenti non si ammalano, sono asintomatici ma possono portare il virus e infettare» - spiega l'epidemiologo romano - «Il numero ufficiale di studenti positivi è di 1492. Un dato basso, ma non attendibile. Dobbiamo cercare tutti i positivi, compresi gli asintomatici».

La strada indicata da Crisanti è l'obiettivo che è stato prefissato per i test rapidi appena partiti nel Lazio. Il problema, secondo l'epidemiologo, è l'attendibilità degli strumenti: «I test salivari e altri tipi di test rapidi sono molto utili per analizzare le grandi comunità, e rapidamente. Però bisogna dire che questi test hanno una sensibilità minore, quindi alcuni positivi sfuggono». Andrea Crisanti poi aggiunge: «Bisogna chiedersi quale obiettivo vogliamo raggiungere e poi chiedersi se lo strumento è adatto. Se in una scuola si trovano positivi, significa che in quella comunità il virus circola e bisogna ritestare tutti col tampone normale. Se sono tutti negativi, ci si ferma lì. Se però vogliamo davvero spegnere i focolai, bisogna usare test che hanno elevata sensibilità, perché l'obiettivo è non farsi sfuggire nessuno».
Ultimo aggiornamento: Martedì 6 Ottobre 2020, 15:26
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