Coronavirus, Burioni: «Aumentano i guariti, spero solo che la Cina non bari sui numeri»

Coronavirus, Burioni: «Aumentano i guariti, spero solo che la Cina non bari sui numeri»
«In Cina, specialmente al di fuori dello Hubei, aumentano i guariti da Coronavirus. Spero solo che i dati forniti da Pechino siano reali, e non stiano invece barando». Roberto Burioni commenta così gli ultimi numeri ufficiali provenienti dal governo cinese sul contagio del Coronavirus.

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Il virologo italiano, insieme al collega Nicaso Mancini, ha analizzato su Medical Facts i dati più recenti sui pazienti affetti da Coronavirus in tutta la Cina. «Stanno aumentando le segnalazioni di soggetti che hanno superato l'infezione. Che sono guariti, insomma. Nello Hubei, infatti, sono stati registrati 1.854 guarigioni pari a circa il 6% (6,26%) dei casi totali. Nel resto della Cina, invece, sono state segnalate 1.679 guarigioni pari a circa il 16% (15,89%) del totale. In altre parole, nel resto della Cina non solo si muore meno che nello Hubei, ma si guarisce anche di più» - ha spiegato Roberto Burioni - «Gli ultimi dati, se confermati, ci fanno guardare con un minimo di fiducia al futuro. non siamo maghi e non sappiamo come le cose potranno cambiare, per esempio a seguito di una più corretta registrazione dei casi o di eventuali mutazioni che rendano più aggressivo il virus. Questa nostra interpretazione positiva di come sta evolvendo l'epidemia deve, quindi, spingere ancora di più a non abbassare la guardia. La partita è ancora in corso e ce la stiamo giocando alla pari. Non molliamo proprio adesso. Sperando che in Cina non facciano i furbi».

Roberto Burioni, infatti, teme che da parte di Pechino possa esserci stata una manipolazione al ribasso dei numeri reali del contagio. «Nei giorni scorsi autorevoli colleghi, come Pier Luigi Lopalco, hanno detto che dalla Cina arrivavano piccoli segnali che inducono a un flebilissimo ottimismo: il numero dei casi di coronavirus sembrava salire con meno intensità negli ultimi giorni.
Purtroppo, però, esiste la possibilità che questo calo derivi da una sconcertante decisione della Cina: considerare casi confermati solo quelli che risultano positivi al test e hanno sintomi. In altre parole, chi ha il test positivo, ma non ha sintomi, non rientra nel conto
» - ha spiegato il virologo del San Raffaele di Milano - «Parliamoci chiaro, contare i casi in questo modo ha un nome ben preciso: barare. Spero che non sia vero e spero che nel malaugurato caso fosse vero l'Organizzazione Mondiale della Sanità non consenta questo comportamento».
Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Febbraio 2020, 10:02
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