Coronavirus, ballerino romano prigioniero in Cina: «Il cibo fresco scarseggia e i prezzi sono alle stelle»

Coronavirus, ballerino romano prigioniero in Cina: «Il cibo fresco scarseggia e i prezzi sono alle stelle»
Gabriele De Fazio, romano classe 1996, danzatore, ora nella Kunming International Philarmonic, a Kunming, dello Yunnan, è uno dei tanti italiani in Cina. Ci è tornato il 24 gennaio, proprio quando gli stranieri stavano lasciando il Paese, perché non è stato avvertito del rischio. Nei giorni scorsi ha lanciato un appello su www.ilfaroonline.it: è isolato e non ha più soldi. La vita, infatti, in Cina, dopo l'esplosione del coronavirus, si è fatta difficile. E cara. La sua è una testimonianza dal ventre della Cina che ha chiuso le frontiere e combatte la sua guerra contro il virus.

Leggi anche > Coronavirus fake news: i pacchi non trasmettono la malattia, cani e gatti non possono infettarsi, la cura non è mangiare aglio

Quanto è diventato costoso vivere in Cina?
«Molti cittadini cinesi hanno creato una specie di mercato nero delle mascherine, vengono vendute al triplo del valore reale. Quelle chirurgiche vanno dai 4 ai 10 euro al pezzo. Prima costavano pochi centesimi ed erano reperibili in farmacia, dove sono finite da molto tempo. Ora pure comprarle al mercato nero è praticamente impossibile. Io ne ho solo una, abbastanza professionale, che userò il giorno della mia partenza, spero presto».
Sono aumentati pure i prezzi dei voli per l'Italia?
«I biglietti aerei sono inavvicinabili, con molti scali in località improbabili. Per l'Italia sono sui 25mila yuan (n.d.r. Oltre 3mila euro)».
E il cibo?
«Scarseggia quello fresco, specie frutta e verdura. La carne è sconsigliata».
Potrebbe essere rischiosa?
«Sì, stanno prendendo molte precauzioni, li ammiro per questo».
In quali altri modi è cambiata la sua vita?
«Io e la mia ragazza stiamo subendo un bel danno. Sono un atleta e adesso non posso allenarmi, né mangiare come si deve. Passiamo le giornate in casa per sicurezza».
Sulla mappa, siete lontani da Wuhan più di 1500 chilometri.
«Il virus è praticamente ovunque».
Nel frattempo, non riceve lo stipendio.
«Non stiamo facendo spettacoli quindi la compagnia non ha introiti. Il datore di lavoro non mi risponde. L'ho sollecitato con una lettera di dimissioni formale ma niente. Vedremo.».
Ha paura?
«Sì, per diverse cose, dalla salute all'allenamento. È una situazione al limite dell'inverosimile. Per me, il danno più grande è stato avermi esposto a tutto ciò. Il giorno della partenza dovevo essere fermato e rispedito a casa».

riproduzione riservata ®
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Febbraio 2020, 11:42
© RIPRODUZIONE RISERVATA