Compresse di Iodio contro la minaccia nucleare, boom di richieste: cosa sostengono gli esperti

"L'uso indiscriminato e inconsapevole di questi prodotti è da sconsigliare"

Compresse di Iodio contro la minaccia nucleare, boom di richieste: cosa sostengono gli esperti

La Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi) precisa che non vi è alcun allarme che giustifichi la richiesta in farmacia di compresse di iodio, da assumere per prevenire o per arginare eventuali danni provocati da emissioni radioattive. Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente del Veneto, Luca Zaia.

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«Da parte delle Autorità competenti - chiarisce Andrea Mandelli, presidente Fofi - non vi è alcuna indicazione all'approvvigionamento di iodio per un'eventuale minaccia nucleare. Pertanto, la richiesta di medicinali a base di questa sostanza è del tutto ingiustificata».

«L'uso indiscriminato e inconsapevole di questi prodotti è da sconsigliare - spiega - sia a scopo preventivo, per il quale non vi sono evidenze di efficacia, sia per finalità terapeutiche. L'assunzione di farmaci a base di iodio, come per tutti i medicinali, deve avvenire esclusivamente su indicazione e sotto la supervisione del personale sanitario, e in base agli indirizzi delle autorità sanitarie competenti».

Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, è intervenuto a riguardo: «Il nostro piano per di un'eventuale esplosione nucleare parla di pericolo in caso di distanza di 200 chilometri da una centrale. Per il Veneto interessa solo le province di Belluno, Treviso e Venezia. I nostri clinici dicono che non è un problema che ci tocca da vicino».

Lo ha sottolineato oggi il presidente del Veneto Luca Zaia. Precisando che «le centraline dell'Arpav monitorano la radioattività, ma da sempre», Zaia ha specificato che «bisogna evitare la 'corsa' alle pasticche di iodio. La profilassi ha il principio della spugna: se la tiroide è piena di iodio, quello radioattivo non trova posto. Ma stiamo parlando di un effetto che si coglie sotto i 40 anni, con un'assunzione che va fatta entro due ore da un'eventuale emissione nucleare, e a meno di 200 chilometri.

Per il Veneto la prima centrale nucleare è in Slovenia (a Krsko, ndr), e quindi il piano interessa le province che confinano con il Friuli Venezia Giulia. Il tema vero - ha concluso - è che in un momento come questo l'Italia ne potrebbe approfittare e fare in modo che lo iodio non sia un farmaco ma un integratore».


Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Marzo 2022, 07:58
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