Lorenzo Damiano, l'ex leader No vax, torna a casa: «Ho avuto tanta paura, credete nella scienza e vaccinatevi»

L'uomo dimesso: "Non sono un traditore, ho capito di aver sbagliato"

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di Pio Dal Cin

CONEGLIANO -  È tornato a casa ieri Lorenzo Damiano, leader del movimento No vax Norimberga 2, ed ex candidato sindaco alle elezioni amministrative nella città del Cima dello scorso ottobre. Dopo aver contratto il virus a Medjugorie è finito nel reparto dell’ospedale di Vittorio Veneto dedicato al Covid. Ieri ha potuto lasciare l’ospedale e fare rientro nella sua abitazione. Con una prospettiva diversa.

Innanzitutto come sta?
«Abbastanza bene, direi. Mi sento un po’ debole»

Com’è stata la sua “avventura” in terapia sub intensiva?
«Ho avuto tanta paura. Ero cosciente di quello che mi stava succedendo e ho temuto che potesse andare peggio»

Lei ha cambiato radicalmente la sua visione verso la scienza e il vaccino. Cos’è successo?
«La definirei una specie di caduta da cavallo. Ho preso una gran botta ed ho aperto gli occhi». 

Potremmo dire che è stato fulminato sulla via di Damasco, come San Paolo? 
«Se vuole si potrebbe dire anche così. Quello che tengo a precisare è l’enorme professionalità di tutto il reparto dell’ospedale di Vittorio. Mi ha veramente commosso la loro estrema dedizione» 

Lei ha per mesi difeso strenuamente le posizioni dei no vax e la vita le ha giocato una specie di scherzo facendole contrarre il virus, cosa si sente di dire oggi alle persone che l’hanno seguita e ascoltata in questi ultimi mesi?
«Se fossero qui davanti a me direi loro di credere nella scienza. A volte quello che non vogliamo capire la vita ce lo insegna facendoci passare per la via più stretta. Direi loro di vaccinarsi».

Quindi sarebbe disposto anche a diventare un testimonial della campagna vaccinale? 
«Certamente. Vorrei poter essere considerato un ambasciatore di pace. Tutto quello che è successo in questi due anni ha creato profonde divisioni nella società. Oggi mi sento di dire che bisogna appianare queste divisioni per il bene comune e chi le ha create chieda perdono».

 



Lei a chi chiede perdono oggi? 
«Al Santo Padre che involontariamente ho offeso con le mie dichiarazioni contro i capi di Stato che appoggiano l’OMS definendolo in modo scorretto, e alle persone che involontariamente ho offeso. L’ho fatto perché ero convinto di quello che dicevo; oggi che porto ancora i segni del Covid, devo chiedere perdono e mi inginocchio davanti al Santo Padre».

Ha avuto paura di non farcela? 
«Se dicessi di no mentirei. Ho avuto tanta paura, anche se ho trovato consolazione nella fede che mi ha sempre sostenuto e soprattutto nella straordinaria umanità di tutto il personale sanitario dell’ospedale di Vittorio Veneto. Sembrano frasi scontate ma sono stati tutti meravigliosi».

Lei era fino a pochi giorni era un’altra persona. Che messaggio si sente di dare a coloro che la pensavano come lei?
«Che tutto quello che sta succedendo è paragonabile a una guerra. Spero che se ci sono delle responsabilità si trovino i responsabili, ma aldilà di questo esorterei tutti a fidarsi della scienza. Le confesso che avevo chiesto nelle mie preghiere, durante il mio viaggio a Medjugorje, che se avessi dovuto morire sarebbe stato bello che succedesse proprio in quel luogo. Quello che è successo, contrarre il virus proprio li per me è stato un segnale fortissimo di riconsiderare le mie posizioni, e l’ho fatto. Non è stato facile ma la fede mi ha portato qui e oggi la mia posizione è cambiata».

Coloro che la seguivano e la sostenevano ora la considerino un traditore della causa?
«Un traditore? No, non credo che mi considerino tale. Non ho fatto niente di male. Non mi sono alleato con nessuno. Ho contratto il virus e non mi sento di aver tradito nessuno».
 


Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Febbraio 2023, 11:58
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