Lockdown, Ammaniti: «Il conto? Coppie separate in casa, poche possono permettersi spese per il divorzio»

Lo psichiatra Ammaniti: «Coppie separate in casa è il conto del lockdown»

di Carla Massi

La pandemia, specchio impietoso, ha costretto molte coppie a fare i conti con la realtà. È stato strappato il velo che le avvolgeva. Un velo fatto di equilibri precari, accordi non detti, disaccordi sottaciuti, amori in declino, fughe, distanze mascherate.

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Davanti all'irruzione del virus tutto il malessere tra lui è lei è deflagrato. Con inaspettata violenza. Anche tra le coppie che credevano aver raggiunto, pur tra liti e incomprensioni, una convivenza accettabile. In nome dei figli. Un anno diviso tra lockdown, restrizioni, allontanamento dagli amici, serate in casa, viaggi proibiti, scuole e palestre chiuse è difficile andare avanti indenni se con l'altro si sta male. Per l'Associazione nazionale avvocati divorzisti le richieste di separazione sarebbero aumentate del 50% rispetto al 2019.

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«Sto vedendo molte coppie che non sono più in grado di mantenere il rapporto che erano riuscite a raggiungere, nonostante i problemi che avevano, nel periodo pre-Covid. Una mina ha fatto saltare tutto» commenta Massimo Ammaniti maestro della Neuropsichiatria infantile e Psicoanalista.
Il Covid come potente detonatore?
«Le coppie che vivevano una situazione critica già prima della pandemia si sono ritrovate in una situazione drammatica. Sotto le macerie. Senza alcuna possibilità di compensare il loro disagio».
Si riferisce, per esempio, al lavoro a casa?
«Mi riferisco a tutto quello che ha impedito a lei e a lui di trovare un equilibrio, personale e con l'altro, grazie al lavoro, alle amicizie, ai viaggi. E, forse, anche ad una relazione».
La vicinanza si trasforma in una gabbia molto stretta impossibile da tollerare?
«Le chiusure e le restrizioni costringono a quella vicinanza che la coppia in crisi era riuscita ad aggirare con strategie quotidiane. Per altre coppie, quelle che si credevano sane e stabili, è stata un'amara sorpresa ritrovarsi a scontrarsi ogni giorno».
Oggi quelle strategie non si possono applicare?
«Ora si è davvero liberi solo in casa e, purtroppo, queste coppie neppure in casa. Dove gli spazi, spesso, sono ristretti e vanno condivisi anche con i figli».
Non si riesce a riorganizzare la vita familiare?
«Quasi nulla permette alla coppia di diluire la tensione che che c'è in casa. Gran parte delle strade prima percorse per ammortizzare le incomprensioni e gli scontri ora sono sbarrate. Veri divieti di transito. Puoi solo tornare indietro».
Ma ci si può separare...
«E se mancano le risorse? Il problema è molto diffuso. Spesso si sommano disagi su disagi».
Quindi adesso anche la coppia scoppiata è costretta a stare ferma e convivere con il malessere compresso?
«Molti gruppi familiari, almeno quelli che ci sono riusciti, si sono congelati. La complessità nella casa è sicuramente cresciuta, ha coinvolto anche i figli ma è immobile. In attesa».
Lui e lei non hanno risorse per arrivare a una tregua non armata?
«La tregua è difficile da raggiungere perché, in questi casi, è scomparsa la vita sessuale. Non c'è il desiderio di vicinanza o intimità e a prevalere è la lontananza affettiva. O la aggressività. Le coppie giovani, poi, non riescono proprio a trovare un compromesso».
Si riferisce a quei giovani-adulti che lei ha definito in un suo saggio adolescenti senza tempo?
«Sì, sono donne e uomini senza alcuna capacità di adattamento. Non riescono ad accomodarsi alle situazioni. Hanno pretese e ideali che si scontrano con la realtà. La tolleranza è molto bassa. I genitori di oggi sono adulescenti, vivono un'adolescenza eterna e danneggiano i figli».
Come vivono bambini e adolescenti oggi in case in cui i grandi hanno una relazione così conflittuale?
«In molte case la madre e il padre hanno deciso di dormire in stanze separate.

I bambini, a turno, una notte dormono nella stanza con lei e una notte nella stanza con lui. Una fotocopia di quello che si farebbe se ci fosse stata una vera separazione con case differenti.

E i bambini?
«Stanno a disagio, ovviamente. Ricordiamo che anche loro non hanno relazioni, o ne hanno poche, con i coetanei. In gabbia senza sentirsi protagonisti. Il loro malessere si esprime con diverse manifestazioni già in famiglie tranquille figuriamoci che cosa accade quando la casa è stretta dalle tensioni».
Quali sono le conseguenze di tutte queste chiusure per i più piccoli che vivono in famiglie tranquille?
«Il trenta per cento ha sviluppato ansia, fobie, sonni disturbati e nei comportamenti, spesso, fa prevalere rabbia e aggressività».
Torniamo alla coppia in crisi costretta a convivere, dia un suggerimento...
«Raggiungere davvero una tregua visto che la guerra è già fuori casa. E, nel caso si viva con dei bambini o dei ragazzi, rendersi conto che a loro si infligge del malessere sul malessere che stanno già sopportando».

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Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Febbraio 2023, 13:22
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