«Ho 19 anni e sono borderline. Ma da oggi non mi vergogno più»: il video di Chiara commuove il web

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di Veronica Cursi
«Mi chiamo Chiara, ho 19 anni, e soffro di disturbo della personalità borderline. Mi chiamano pazza, malata, depressa di merda, mi trattano come se fossi contagiosa. La gente pensa che la malattia mentale sia qualcosa da cui allontanarsi, di cui avere paura». Chiara è di Viterbo, fa l’ultimo anno al liceo di scienze umane e da grande sogna di fare il medico.
Da 4 anni vive come se stesse su una montagna russa di emozioni: «In un momento sei la persona più felice della terra, un secondo dopo odi tutti. È come stare su una giostra, solo che non sai chi la guida». Chiara è borderline. Ma da oggi ha deciso di non vergognarsi più della sua mente ballerina. E ha voluto gridarlo al mondo, come può farlo una ragazza della sua età: pubblicando un video su Youtube per ribadire che
«la malattia mentale non è uno stigma».

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«Sono sempre stata una bambina tranquilla - racconta - fino a 13 anni, quando iniziai a tagliarmi e a provocarmi delle bruciature. Cominciarono a prendermi in giro, nessuno voleva stare più con me, fui vittima di bullismo a scuola. Mi insultavano su Facebook, in classe, così smisi anche di mangiare: “Sarete contenti ora”, pensavo.
Invece stavo lentamente morendo». Chiara viene ricoverata una prima volta, poi una seconda, le diagnosticano il disturbo borderline di personalità. Ma non solo. «Gli assistenti sociali decisero che era meglio che venissi allontanata dall’ambiente familiare e entrai in un casa famiglia. All’inizio andava bene poi mi mandarono via perché ero “instabile emotivamente”. Cacciareste mai qualcuno perché ha la febbre troppo alta? Lo uccidereste.  Ecco a me quel giorno lì mi hanno ucciso
».
«Non ce la facevo più - continua - mi sentivo sola al mondo, provai a suicidarmi e da lì furono un susseguirsi di ricoveri. Tutto questo in silenzio. Perché questo vive una persona con una malattia mentale: il silenzio. Se avessi una malattia fisica sarei più forte, ma con una malattia mentale sono un'emarginata, una debole, una pazza». Chiara oggi è tornata casa, vive con la sua famiglia, e sta meglio. «Ci sono tanti ragazzi che vivono i miei stessi disagi - spiega - e oggi sento che devo aiutarli, perché la solitudine, l'indifferenza uccide lentamente. E io sono quasi morta».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Novembre 2019, 14:07
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