Coronavirus, quali parti del corpo attacca? La ricerca è firmata anche da un cervello in fuga italiano

Coronavirus, quali parti del corpo attacca? La ricerca è firmata anche da un cervello in fuga italiano

di Marco Pasqua
C'è la firma di un'italiana nello studio pubblicato sulla rivista “Nature medicine, che attribuisce ai tessuti del naso un ruolo chiave nell'inizio dell'infezione da Covid-19. Si chiama Michela Noseda, è nata a Cantù ma è vissuta a Roma, ed è uno dei nostri cosiddetti cervelli in fuga. Nel 2000, infatti, subito dopo essersi laureata in medicina, si è dedicata alla ricerca. Dopo New York, Vancouver e Houston è approdata a Londra, dove è lecturer (ovvero professore associato) all'Imperial College London. Qui dirige un laboratorio di ricerca che si occupa di malattie cardiache. «Nello specifico, il mio team studia i problemi legati all’insufficienza cardiaca causata dal danno ischemico», spiega Noseda, che è uno dei leader del cardiac network dello “Human Cell Atlas”, un’iniziativa internazionale che ha come obbiettivo quello di assemblare un vero e proprio atlante di tutte le cellule del corpo umano.

Perché il vostro studio è importante per la compresione del Coronavirus?
«Perché ci permette di capire quali cellule e quindi quali parti del nostro corpo possono essere maggiormente attaccate dal virus. Insomma, quali sono le più esposte ad essere aggredite. Abbiamo analizzato i dati ottenuti da singole cellule di 20 tessuti diversi, inclusi la cornea, le cavità nasali, ilpolmone, il cuore, l’intestino e i reni dipersone non-infette. L’analisi di singole cellule rispetto all’analisi del tessuto in toto, permette di capire con grande precisione dove sono i recettori e le proteine che consentono al virus di entrare nel nostro corpo e di infettare le cellule».

E così avete evidenziato il ruolo chiave svolto dal naso in questa infezione...
«Sì, esatto. Grazie a questa nuova ricerca abbiamo scoperto che nel nostro naso ci sono tutte le condizioni che favoriscono l’ingresso del virus nel corpo. Nel naso infatti esistono due tipi di cellule che hanno sia il recettore che aggancia il virus, sia l’enzima che permette e facilita l’entrata del virus nelle nostre cellule. Lo studio è stato condotto grazie alla collaborazione internazionale di gruppi di ricerca coinvolti nell’HCA che provengono da Regno Unito, Francia, Olanda, Germania, Svezia, Stati Uniti, Korea».

Oltre all'"ingresso" del virus attraverso i tessuti del naso, quali altre correlazioni avete dimostrato?
«Abbiamo scoperto che anche le cellule della cornea (occhio) hanno questi recettori, quindi questa potrebbe essere una porta d’ingresso aggiuntiva. Ma abbiamo trovato condizioni favorevoli anche in altri tessuti, per esempio nelle cellule dell’intestino. Questo si correla alla presenza di sintomi gastrointestinali in alcuni pazienti e dovrebbe farci considerare la possibilità di una trasmissione oro-fecale del virus. Di particolare interesse è anche la presenza di recettori in organi spesso colpiti dal virus nei casi più gravi, ovvero quelli di pazienti che hanno riportato patologie sistemiche. In questo senso, per noi è stato fondamentale scoprire la presenza di recettori in alcune cellule presenti nel cuore, che ad oggi risulta colpito nel 10-20% dei casi di Covid19. Questo significa che il virus potrebbe localizzarsi anche negli organi interni e danneggiarli».

Quindi, se il virus entra dal naso, è fondamentale coprirlo con la mascherina?
«L’identificazione di due tipi cellulari come potenziale sito di ingresso e serbatoio del virus sono in accordo con altri studi che supportano l’ipotesi che il naso sia un importante, forse il principale, sito di trasmissione. La nostra ricerca non studia l’effetto dell’uso delle mascherine per la protezione individuale ma sicuramente indica che il naso è una importante potenziale via di trasmissione. Mi sento quindi di affermare che coprirsi bene il naso con la mascherina sia una delle precauzioni più semplici e prudenti da prendere».

Cosa manca per "conoscere" a fondo questo virus? Qual è il vostro prossimo obiettivo?
«Il prossimo obiettivo è quello di studiare i tessuti di pazienti malati di COVID19 e di verificare esattamente in quali cellule del corpo umano il virus è effettivamente entrato, sia nelle fasi iniziali dell’infezione che nelle evoluzioni più gravi ovvero quando organi come il polmone, il cuore e il rene sono coinvolti. Capire cosa accade alle cellule infettate ci aiuterà a definire target terapeutici precisi. Un’altra parte fondamentale che dobbiamo ancora capire, sempre con l’obiettivo di individuare una terapia, sono le differenze nella risposta immunitaria che caratterizzano pazienti asintomatici, pauci-sintomatici e gravi. Ma siamo sulla buona strada».
 

Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Aprile 2020, 08:11
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