Farmaco anti-tumore riduce della metà i decessi nei pazienti affetti da Covid: cos'è e come funziona la sabizabulina

Gli esperti: "Risultati molto incoraggianti, ma servono test su un campione più ampio"

Farmaco anti-tumore riduce della metà i decessi nei pazienti affetti da Covid: cos'è la sabizabulina

di Mario Landi

Lotta al Covid e alle varianti Omicron: nuove conferme sull'efficacia di un farmaco anti tumore.  La sabizabulina riduce notevolmente i decessi nei pazienti più gravi, quelli ricoverati nelle terapie intensive. Una riduzione importante: il 55%.  Lo studio è stato pubblicato oggi e viene giudicato molto incoraggiante, anche se la ristrettezza del campione esaminato induce alla prudenza. 

Non si tratta del primo farmaco contro il cancro che viene usato per attenuare gli effetti del Covid, ma la sabizabulina - che è ancora fase sperimentale - pare dare risultati migliori perché, come riporta il New York Times, impedisce alle cellule di costruire microtubuli, cavi molecolari critici che trasportano il materiale da una parte all'altra nella cellula.

 

«Si tratti di risultati davvero impressionanti», dice il dottor Ilan Schwartz, infettivologo dell'Università dell'Alberta, un esperto indipendentre in quanto non coinvolto nello studio. «Finora sono pochi i trattamenti per pazienti più gravi e quindi c'è bisogno di nuove terapie». Intanto, Veru, l'azienda di Miami che ha sviluppato il farmaco, ha chiesto alla Food and Drug Administration un'autorizzazione di emergenza al suo utilizzo. 

Lo stesso Schwartz, tuttavia, sottolinea che il campione di 134 pazienti attualmente in cura è relativamente piccolo e che servono «studi di conferma più ampi e indipendenti».

E' due anni che i ricercatori di Veru testano la sabizabulina in funzione anti covid.

In particolare si punta a dimostrare la sua efficacia per combattere l'infiammazione polmonare, fra le cause principali di morte nei contagiati dal coronaviris e delle sue varianti.

Dopo i primi esperimenti sui topi, effettuati nel 2020 dai ricercatori dell'Health Science Center dell'Università del Tennessee, nel maggio dell'anno scorso si è passato ai test sui volontari ai quali sono state somministrate pillole di sabizabulina. Volontari in condizioni critiche ovvero ricoverati che avevano bisogno dei respiratori e anche esposti a fattori di rischio quali ipertensione, età avanzata o obesità.

Gli studi sui volontari

Nell'ultimo studio - scrive ancora il New York Times - 134 volontari hanno ricevuto sabizabulina e 70 un placebo. Nel corso di 60 giorni, i tassi di mortalità dei due gruppi sono stati significativamente diversi: il 45,1% del gruppo placebo è morto rispetto a solo il 20,2% di coloro che hanno ricevuto il nuovo farmaco. Questa differenza si è tradotta in una riduzione del 55,2% del rischio di morte.

Altri esperti ricordano infine che, per quanto incoraggianti, questi risultati vanno confermati da altri studi: non è purtroppo la prima volta che farmaci anti tumorali, vedi il molnupiravir, abbiano dato inizialmente riscontri molto positivi simili a quelli della sabizabulina, salvo poi attestarsi su livelli ugualmente interessanti ma non così potenti come la riduzione della metà e oltre dei decessi dei malati gravi.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Febbraio 2023, 17:32
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