Tumore colon, due anticorpi monoclonali raddoppiano la sopravvivenza: lo studio internazionale

Secondo l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), 7 persone su 10 non aderiscono allo screening.

Tumore colon, due anticorpi monoclonali raddoppiano la sopravvivenza: lo studio internazionale

Passi avanti nella terapia del tumore del colon-retto metastatico, una malattia che nel 2022 ha colpito oltre 48mila italiani. Due anticorpi monoclonali specifici, mirati contro bersagli chiave per la crescita tumorale, possono migliorare l'efficacia della terapia standard contro questa forma di tumore, raddoppiando la "sopravvivenza libera da progressione" della patologia: si tratta del periodo di tempo, solitamente calcolato dal momento della diagnosi o dall'inizio di una terapia, durante il quale la patologia di cui soffre un paziente non progredisce. 

I due farmaci, bevacizumab e panitimumab, hanno dimostrato di poter allungare in maniera significativa la sopravvivenza dei pazienti più complessi, già curati con più linee di terapia senza risultati. Lo confermano i risultati di due diverse sperimentazioni. «Una novità terapeutica importante e non costosa», hanno sottolineato gli oncologi riuniti a Napoli per il convegno The Naples Conference on colorectal cancer, da oggi al 17 marzo. Riflettori accesi su uno dei tumori più diffusi: nel 2022 sono stati stimati oltre 48mila nuovi casi in Italia.

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La terapia

Nello studio multicentrico internazionale Sunlight, in fase III, al trattamento standard con trifluridina/tipiracil del tumore del colon-retto metastatico refrattario è stato aggiunto il  bevacizumab, un anticorpo diretto contro il fattore di crescita vascolare Vegf, in grado di bloccare la crescita di nuovi vasi sanguigni.

«I pazienti, circa 500, erano casi complessi, già trattati con una o due linee di terapia - spiega Fortunato Ciardiello, professore ordinario del Dipartimento di Medicina di precisione "Luigi Vanvitelli" dell'Università della Campania, coordinatore scientifico del convegno e coautore dello studio - Con la terapia combinata la sopravvivenza mediana è salita a 10,8 mesi rispetto ai 7,5 del trattamento standard. Il beneficio clinico è emerso in tutti i sottogruppi di pazienti indipendentemente dall'età, il sesso, la localizzazione del tumore primario, il numero di metastasi o la presenza o assenza di mutazioni che possono influenzare la terapia».

La strategia, dunque, secondo Ciardiello funziona: «Continuare a inibire la formazione di nuovi vasi sanguigni che nutrono il tumore può avere un significato clinico di rilievo anche durante la progressione di malattia. Il tasso di controllo della malattia è aumentato del 30%, arrivando al 77%. Un risultato notevole e in assenza di un incremento della tossicità. Tutto questo indica nella combinazione di bevacizumab con trifluridina/tipiracil un possibile nuovo standard di cura per questi pazienti, per i quali finora avevamo poche opzioni di cura».

 

Boom di casi post-pandemia: «Nel 2023 aumenteranno ancora»

In Italia il tumore del colon-retto è il secondo più frequente dopo quello della mammella, con 48.100 casi nel 2022, ovvero +4.400 in 2 anni. Eppure, secondo l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), sette persone su dieci non aderiscono allo screening e non eseguono il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, cosa che il sistema sanitario italiano offre gratuitamente, ogni due anni, a tutti i 50-69enni

Nel 70% dei casi l'invito non è stato raccolto, per pigrizia, paura o fatalismo. «Avremo un'epidemia di tumori del colon retto nei prossimi anni, individuati in forma più avanzata, a causa degli effetti della pandemia che ha fatto saltare gli screening, ma anche
per la scarsa propensione dei cittadini a farli», ha detto Ciardello lanciando l'allarme.

È stato dimostrato, inoltre, che il test per la ricerca del sangue occulto è in grado di ridurre la mortalità di circa il 30%.

Ironia della sorte, proprio questa neoplasia in epoca prepandemica è stata un esempio lampante dell'efficacia dei programmi di prevenzione: nel 2020, i tassi di incidenza erano in diminuzione del 20% rispetto al picco del 2013. Ma lo stop agli screening durante la pandemia ha vanificato i risultati ottenuti.

Secondo presidente Aiom Saverio Cinieri, «Oggi assistiamo ad un'epidemia di nuove diagnosi. Al Nord il 45% dei cittadini esegue il test del sangue occulto, al Centro il 31%, al Sud soltanto il 10%. Inoltre, solo 5 Regioni superano il target del 50% di adesione: Veneto (quasi al 70%), Trentino, Valle d'Aosta, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia».

Le cattive notizie non finiscono qui. «Nel 2023 aumenteranno ancora - afferma ancora
Ciardiello - e iniziamo a vedere sempre più casi sotto i 50 anni d'età». Anche per questo tumore si abbassa dunque l'età di insorgenza e aumentano i pazienti più giovani. «Tra le cause - spiega sempre l'esperto - la cattiva alimentazione, l'abuso di alcol fra i giovani e il fumo. Vogliamo ribadire che la prevenzione passa attraverso corretti stili di vita e che scoprire un tumore in fase precoce fa la differenza in termini di guarigione». Il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, per esempio, è in grado di ridurre la mortalità di circa il 30%, ricordano gli oncologi. «Bisogna fare gli screening e non avere paura della colonscopia», raccomanda Ciardiello.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Marzo 2023, 08:56
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