Covid 19: test sierologici, l'indagine sarà doppia e ripetuta nel tempo
di Mauro Evangelisti
Inoltre, ieri dal Ministero della Salute, facevano notare che il nostro è anche il Paese che ha eseguito più tamponi (esami di tipo molecolari che hanno valore diagnostico, differenti dai test sierologici): siamo quasi a 1,2 milioni. Ma quando partirà questa indagine epidemiologica? L'obiettivo è farla scattare nelle prime settimane di maggio, anche se il bando per l'acquisto sarà pubblicato solo nelle prossime ore dal commissario Domenico Arcuri. Ad oggi ciò che è chiaro è che ci si affiderà a due tipi di test: il Comitato tecnico scientifico ed il ministero della Salute hanno definito ed indicato le piattaforme che dovranno essere utilizzate per l'esecuzione ed il processamento dei test sierologici. Come anticipato ieri da Il Messaggero, si tratta dei sistemi Clia ed Elisa per «la rilevazione di IgG specifiche, anticorpi neutralizzanti per il SarsCov2». Funzionano tramite il prelievo del sangue venoso. Ma quanti sono gli italiani che potrebbero risultare immunizzati perché sono già stati contagiati dal coronavirus? Dall'Istituto superiore di sanità ipotizzano una percentuale molto alta, il 10 per cento.
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Vorrebbe dire che almeno 6 milioni di italiani sono ora positivi o lo sono stati, magari in modo asintomatico, anche se dagli esiti dei primi test sierologici che autonomamente alcune regioni del centro-sud stanno conducendo su alcune categorie (anziani delle rsa, piccoli paesi, operatori sanitari) stanno arrivando riscontri differenti, con percentuali tra l'1 e il 3 per cento. Perché sarebbe importante sapere quanto si è diffuso il virus? Perché potremo comprendere in che modo e con che forza ha viaggiato Sars-CoV-2 in Italia, a partire dal nord. Difficilmente, però, potremo concludere che ormai il numero di cittadini immunizzati sia tale da metterci al sicuro. Ci sono altri nodi: le regioni stanno correndo per conto loro, il Lazio farà partire i test sierologici su 60mila rappresentanti delle forze dell'ordine, in totale ne eseguirà 300mila, ma operazioni simili sono partite ovunque, dal Veneto all'Emilia-Romagna, dalla Puglia alla Liguria, anche se dal Ministero della Salute e dall'Istituto superiore di sanità ogni giorno ripetono che non ci sarà una patente di immunità.
Discorso differente quello delle grandi aziende, dei centri produttivi. Secondo Guerra eseguire i test ai lavoratori, prima di riaprire, potrà essere utile, ben sapendo che l'affidabilità del responso non sarà assoluta. «Ma già mettere in sicurezza, ben distanziati e protetti, i lavoratori che non sono immunizzati, sarebbe importante. Discorso differente per gli esercizi commerciali, dove sarà necessario pensare anche alla tutela dei consumatori» conclude Guerra.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Aprile 2020, 08:52
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