«Il Covid passa, ma il cuore non dimentica», al via la campagna della Fondazione cardiochirurghi

«Il Covid passa, ma il cuore non dimentica», al via la campagna della Fondazione cardiochirurghi

di Elena Panarella

Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la principale causa di morte in Italia: un triste primato che resiste, nonostante i drammatici numeri dei decessi causati dalla pandemia da Covid-19. Combattere queste gravi patologie - attraverso la ricerca scientifica per la diagnosi precoce, la prevenzione e le cure sempre più efficaci - è la mission della Fondazione Cuore Domani, Onlus della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca (SICCH), che anche quest’anno, attraverso la campagna “Il Covid passa, ma il cuore non dimentica”, sostenuta da Rai per il Sociale, con il numero solidale 45537, finanzierà importanti progetti di ricerca scientifica (info su www.cuoredomani.org). 

L’impatto Covid. Oggi più che mai la prevenzione cardiologica è fondamentale per salvare vite umane, perché nell’ultimo anno e mezzo la pandemia da Covid ha portato ad una riduzione delle attività chirurgiche tra il 50 e l’85%, mentre la cardiochirurgia, nel nostro Paese, ha fatto registrare un decremento del 55%: si sono ridotti gli interventi valvolari, i bypass coronarici e la chirurgia dell’aorta. Anche sul fronte della diagnostica cardiovascolare si è rilevata una riduzione del 75% circa degli ecocardiogrammi trans esofagei e delle diagnostiche per cardiopatia ischemica. La mancata attività di diagnostica preventiva - causata dall’emergenza sanitaria - ha portato anche ad un ulteriore incremento del 20% della mortalità cardiovascolare e di quella in generale: si è appurata infatti in questi mesi la chiara interazione tra Covid e pregresse patologie cardiovascolari come fattore particolarmente pericoloso e letale. 

“Cuore Domani”: ogni anno nascono 3.500 bambini affetti da cardiopatia congenita

Tutto ciò è accaduto anche perché i tempi di accesso e di trattamento delle emergenze sanitarie come, ad esempio, quelli per l’infarto, si sono allungati a causa della pandemia sia per la paura dei pazienti di contrarre il virus presso le strutture sanitarie ma anche per il sovraccarico di chiamate al 118. Così come si è prolungato il tempo che intercorre tra l’ingresso in ospedale e l’esecuzione dell’angioplastica coronarica; anche qui la causa principale sono i tempi per il necessario screening covid a cui deve sottoporsi ciascun paziente prima di accedere alle strutture sanitarie. 

È stato inoltre evidenziato che il Covid può aggravare pre-esistenti condizioni cardiache, e che l’infezione è sicuramente in grado di aumentare la mortalità oppure di avere un decorso più aggressivo nei pazienti cardiotrapiantati (si parla di una mortalità raddoppiata rispetto alla popolazione generale), nei pazienti affetti da cardiopatie congenite ed in quelli cardiopatici.

In generale, è noto come tutti i pazienti affetti da cardiopatie (e per questo basta essere ipertesi) abbiano un rischio aumentano di problemi e morte una volta contratta l’infezione da Covid. 

La raccolta fondi. La campagna “Il Covid passa, ma il cuore non dimentica” mira al reperimento di risorse economiche da utilizzare in diversi progetti specifici. Oltre che per completare l’assegnazione di 10 borse di studio del valore 15.000 euro ciascuna - obiettivo in parte già raggiunto - la Fondazione promuove una raccolta fondi per altre 3 borse di studio del valore di 20.000 euro per temi specifici riguardanti: lo studio dell’impatto della pandemia da Covid-19 sui pazienti affetti da problemi che necessitino di terapia cardiochirurgiche standard oppure di transcatetere. 

Per sostenere la campagna si possono donare, dal 14 al 20 giugno, 2 euro per ogni sms da Wind3, Tim, Vodafone, Iliad, PosteMobile, Coopvoce, Tiscali; 5 o 10 euro da rete fissa Tim, Vodafone, Wind3, Fastweb, Tiscali; 5 euro da rete fissa Twt, PosteMobile, Convergenze. Inoltre, altro obiettivo della raccolta fondi sarà quello di finanziare un progetto di rilettura critica dei Trials randomizzati, relativi alle Tavi (impianto valvolare aortico transcatetere), per giungere a prescrizioni indipendenti non viziate dai conflitti di interessi insiti nelle sponsorizzazioni dei produttori. 

«Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nel mondo – spiega Alessandro Parolari, Presidente della Fondazione Cuore Domani - ogni anno si contano, in generale, 18 milioni di decessi, di cui più di 9 milioni dovuti all’infarto ed alla malattia coronarica, e più di 230 mila casi in Italia. Si tratta però di un trend che può essere invertito grazie alla ricerca scientifica, insieme all’abnegazione dei cardiochirurghi italiani che, da oltre 50 anni e, soprattutto in questo anno e mezzo di pandemia, sono stati in prima linea, non solo nella cura delle malattie cardiovascolari ma anche del covid e delle sue conseguenze. E grazie anche all’impegno portato avanti da migliaia di cittadini, sostenitori e testimonial del mondo della cultura e dello spettacolo, disposti a “metterci il cuore” sostenendo tutte le organizzazioni che, come la Fondazione Cuore Domani, si propongono di promuovere la ricerca e la prevenzione». 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Giugno 2021, 10:25
© RIPRODUZIONE RISERVATA