Tra i vecchi farmaci che hanno raccolto l’interesse degli scienziati, per verificarne l’efficacia nei pazienti Covid, c’è anche la colchicina, che sarà sperimentata anche in Italia dai medici di base. La colchicina è un alcaloide estratto da una famiglia di piante del genere Colchicum, e in particolare dal colchico d’autunno, (detto anche falso zafferano, perché i suoi fiori assomigliano a quelli da cui si estrae la spezia). Viene usato solitamente per il trattamento della gotta, ma di recente ha attirato l’interesse dei ricercatori per la sua attività antiflogistica, e in particolare in alcune sindromi autoinfiammatorie, come la febbre mediterranea periodica, e anche nel trattamento delle pericarditi.
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Uno studio internazionale preliminare, condotto in Brasile e pubblicato mercoledì scorso, informa il Guardian, ha riportato che la molecola può ridurre le morti e le ospitalizzazioni dei pazienti Covid di almeno il venti per cento. Il suo uso viene ora sperimentato in varie parti del mondo, come la regione canadese del Quebec. Stando alla ricerca, finanziata dalle autorità brasiliane, il farmaco può ridurre l’infiammazione indotta dalla risposta immunitaria e aiutare a scongiurare danni vascolari.
“Qualunque sia il suo meccanismo d’azione - si legge nello studio pre-pubblicato da RMD Open, giornale online edito dal British Medical Journal - la colchicina sembra dare benefici per il trattamento dei pazienti ricoverati per covid 19”
I ricercatori hanno specificato che non sono riscontrati effetti collaterali gravi, come danni al fegato o al cuore, o effetti negativi nei confronti del sistema immunitario, che sono invece stati spesso riscontrati in farmaci usati per trattare il Covid. La riduzione conseguente nella necessità di ossigeno-terapia, specifica lo studio, potrebbe risultare in benefici per i costi e i tempi del trattamento sanitario in ospedale. Tuttavia, poiché solo pochi pazienti sono stati monitorati in questo tudio, è ancora presto per determinare se la colchicina possa essere davvero utile nel ridurre il ricorso alla cura intensiva o il rischio di morte.
La comunità scientifica ha reagito con perplessità, per l'esiguità dello studio effettuato, che è stato invece sbandierato come una "grande scoperta" in un comunicato stampa. "I risultati non sono statisticamente significativi", ha detto la ricercatrice canaese Emily McDonald del MUHC Research Institute. Secondo altri medici, i risultati dello studio, scaricabile QUI, non corrispondono a come sono stati presentati, tanto che i medici francesi non se la sono sentita di raccomandare la sperimentazione della colchicina.
‘So much more of the story we’re missing’: Quebec doctors urge caution on new study to treat the coronavirus with colchicine. CTV News https://t.co/fZ2cVdVXDH
— BioéthiqueOnline (@BioethOnline) January 28, 2021
Lo studio brasiliano è stato condotto tra aprile e agosto dello scorso anno su 75 pazienti ricoverati con sintomi moderati da Covid-19, a cui sono state somministrate diverse quantità di colchicina.
Le lobby pharma, via Peiffer-Smadja, a déjà réagi https://t.co/1R38Pq89PA et refuse de recommander ce traitement en France.
— Dr. Gonzo (@DocteurGonzo4) January 25, 2021
La «prudence» impose plutôt d’injecter des brins d’ARN synthétique sous forme de vaccin génique expérimental validé à partir de données tronquées de Pfizer
Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Febbraio 2021, 13:10
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