Covid, cervi selvatici infettati dagli uomini: come avviene il contagio e perché i virologi sono preoccupati

Covid, cervi selvatici infettati dagli uomini: come avviene il contagio e perché i virologi sono preoccupati

Covid, gli esseri umani continuano a contagiare i cervi, ma non c'è - almeno finora - prova del contrario anche se gli scienziati non escludono la possibilità.

Ricordato che già erano stati registrati casi di visoni da allevamento infettati - si ritiene - dagli addetti alle gabbie, adesso arriva un'ulteriore conferma su esemplari di cervi selvatici contagiati dall'uomo. 

Il coronavirus è stato di nuovo rintracciato in un cervo a coda bianca - fra quelli più diffusi nei boschi degli Stati Uniti -  e ciò fa salire ancora i casi di contagi da uomini a cervi negli Usa, ha riportato Nature sottolineando che ben un terzo degli esemplari esaminati - tutti animali selvatici - è risultato invetto dal Covid-19. 


Scienziati di enti federali hanno testato campioni di sangue di cervi selvatici in Illinois, Michigan, New York e Pennsylvania. Alla fine hanno testato 624 campioni, scoprendo che circa il 40% dei campioni raccolti l'anno scorso aveva anticorpi che suggerivano un'infezione passata. E va ricordato che questi animali sono fra i mammiferi più diffusi negli States, liberi di frequentare anche zone come parchi e giardini in cui non è difficile il contatto con gli uomini.
 

Covid, cervi selvatici contagiati dagli uomini

Ricerche simili in Iowa su tessuti di cervi uccisi da scontri con le auto o da cacciatori erano contagiati. Di questa specia di cervo esistono 30 milioni di esemplari negli Usa e anche se finora non sono stati segnalati casi di diffusione di Covid dai cervi all'uomo, sale l'allarme dopo questa ennesima dimostrazione degli intrecci fra la salute degli uomini e quella degli animali, anche quelli selvatici. La circolazione diffusa e prolungata del virus nei cervi potrebbe infatti rappresentare un rischio per le persone se le mutazioni nei cervi portano alla creazione di una nuova variante. Oppure nei cervi potrebbe sopravvivere una "vecchia" variante che si ritiene debellata e che quindi non viene più tenuta sotto controllo davanti all'incalzare delle nuove.

"La certezza dei contagi nei cervi rende lo scenario molto inquietante - ha detto Suresh Kuchipudi, virologo della Pennsylvania State University - Potremmo essere colti di sorpresa con una variante completamente diversa".

Ma come fa l'uomo a contagiare i cervi selvatici? Il passaggio del virus potrebbe avvenire grazie ad animali da allevamento, compresi gli stessi cervi che di frequente sono tenuti in libertà in ampie zone recintate da cui possono però fuggire. I cervi potrebbero  contagiarsi avvicinando le narici alle mani degli allevatori o dei turisti dei parchi.

 

La Sars-Cov-2 del resto - ritiene una delle ipotesi più accreditata - si è sviluppata da un animale (un pipistrello). La dinamica spiegata dagli scienziati è questa: dal pipistrello il virus è passato a un altro animale, un ospite intermedio, e poi è arrivato agli esseri umani.

Ora sappiamo anche che animali domestici come i gatti, animali da zoo come gorilla e leopardi delle nevi e visoni d'allevamento possono essere infettati.

Sono stati riportati casi multipli, e l'evidenza di cambiamenti nei virus che infettano i visoni ha portato ad abbattimenti di massa di questi animali negli allevamenti di pellicce.

Perché è un problema se si infettano gli animali?

Il problema è quando il virus ha a disposizione un "serbatoio" nel quale può cambiare ed evolvere. Questo può accadere in due modi. Uno è l'adattamento costante. Man mano che infetta specie diverse, il virus cambierà per adattarsi meglio a quelle specie e questo potrebbe renderlo più o meno pericoloso per gli esseri umani.
Oppure, un altro modo è quando i virus scambiano grossi pezzi di materiale genetico in un processo chiamato ricombinazione. Succede con l'influenza stagionale, ma anche i coronavirus possono farlo. Se un animale è infettato da più di un coronavirus alla volta, i due tipi possono mescolare e abbinare i geni e potenzialmente creare nuove varianti.


«La ricombinazione è uno dei principali meccanismi di evoluzione dei coronavirus», ha detto alla Cnn Hon Ip dello United States Geological Survey in Wisconsin. Inoltre, ha detto Ip, la sorveglianza è necessaria per sapere quali coronavirus vivono negli animali che potrebbero essere la fonte della prossima pandemia - non solo tra i pipistrelli in grotte remote nel sud-est asiatico, ma forse tra i topi o cervi o procioni nei cortili del Midwest degli Stati Uniti.
 

 

Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Gennaio 2022, 13:14
© RIPRODUZIONE RISERVATA