Coronavirus, cure e vaccini: a che punto ci troviamo, tra protocolli e guerre commerciali

Cure e vaccini: a che punto ci troviamo Tra protocolli e guerre commerciali

di Graziella Melina
Scienziati e ricercatori sono all’opera per trovare cure e vaccini per il coronavirus. E le possibilità che presto si possa avere un farmaco non sono così remote. «Le terapie potrebbero arrivare in 6 mesi - spiega Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità -, ma se si tratta di farmaci già noti anche prima».

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In Italia di cure in cantiere ce ne sono parecchie. Al Cotugno di Napoli si sperimenta un farmaco utilizzato finora per l’artrite reumatoide. È stato inoltre firmato un protocollo da alcuni centri regionali con capofila il policlinico San Matteo di Pavia. Con i posti letto in esaurimento, negli ospedali si tenta il tutto per tutto, anche combinando vecchi farmaci, per esempio quelli anti-Aids, progettati per bloccare l’enzima che permette al virus Hiv di penetrare nelle cellule.

Sembra promettente anche lo studio dell’Università olandese di Utrecht. Ma servono studi su larga scala. «In Cina sono avanti con la sperimentazione, se ci fossero dei risultati da trial randomizzati controllati i tempi per avere una cura pronta potrebbero essere molto rapidi. Anche perché stiamo parlando di farmaci che nella maggior parte dei casi sono già utilizzati, quindi cambierebbero solo le destinazioni di patologie».

Intanto si è aperta una vera guerra commerciale tra Usa e Germania: per la stampa tedesca Trump è pronto a comprare per un miliardo di euro l’azienda farmaceutica CureVac che a Tübingen lavora a un vaccino . 


LA SITUAZIONE

Dall’Olanda
Gli anticorpi
già usati
contro l’Ebola

I ricercatori dell’Università olandese di Utrecht stanno studiando una cura che pare possa essere promettente per la possibile efficacia nel trattamento dell’infezione da coronavirus. «Gli anticorpi monoclonali - spiega Rezza - si mettono a punto abbastanza velocemente. Sono stati utilizzati anche contro l’Ebola: è come se avessimo il plasma del malato con gli anticorpi. In questo caso, sono tutti specifici e proprio perché sintetici non provocano grandi effetti collaterali». Ovviamente, si deve tenere presente, che «va validata la sperimentazione: in teoria possono funzionare, però ci vuole un po’ di tempo, nell’ordine dei mesi, per testarne l’efficacia. Bisogna poi vedere come le agenzie regolatorie si comporteranno in questi casi». 

Nel mondo
Nei laboratori
la ricerca di
una profilassi

«Di vaccini allo studio ce ne sono diversi - sottolinea Rezza -. Si stanno studiando per esempio vaccini con vettori virali non replicanti». Molti ricercatori poi utilizzano gli studi già effettuati per trovare un vaccino contro la Sars. I loro risultati potranno permettere di abbreviare i tempi necessari per arrivare a definire presto un vaccino efficace per curare i pazienti contagiati dal coronavirus. Oltre agli italiani, «di vaccini ne stanno sperimentando sia gli israeliani, altri i cinesi, e poi altri ancora gli americani. Alcuni usano piattaforme già utilizzate per altre malattie infettive, e questo è estremamente interessante come approccio. Poi ci sono anche grandi aziende farmaceutiche che ne stanno sperimentando altri tipi. Insomma, credo che arriveranno relativamente presto, forse nel giro di un anno».


Le regole
Autorizzazioni
accelerate
per l’emergenza

«È necessaria prima la sperimentazione in vitro. Poi si passa a quella animale. Le fasi di sperimentazione umana successive sono poi tre. Bisogna vedere quanto andranno abbreviate in questo caso, perché quando c’è una epidemia in corso le agenzie regolatorie tendono ad essere generose, si soppesano i vantaggi e gli svantaggi. Per un vaccino in genere servono molti anni. Invece in questo caso potremmo averlo entro 1-3 anni. Per alcuni farmaci potremmo stare nell’ordine dei mesi: se si tratta di prodotti già registrati e utilizzati magari per altre patologie potrebbero essere a risposta abbastanza rapida. In genere, in fase tre, si testano su migliaia e migliaia di persone. In corso di epidemia, le agenzie regolatorie potrebbero accontentarsi di numeri più piccoli, sull’ordine delle centinaia».


In Italia
Anti-reumatici
contro i sintomi
e antivirali

Per curare i pazienti contagiati, non esistendo una cura specifica, si cerca di tenere a bada i sintomi, e per i casi più gravi i medici provano a curare le polmoniti e a dare un supporto respiratorio. «Intanto, si stanno sperimentando diverse cure, per esempio utilizzando il farmaco che blocca l’interleuchina 6. Si tratta di farmaci che hanno come obiettivo quello di regolare le risposte dell’organismo che talvolta tendono a essere esagerate. Poi ci sono farmaci antivirali come quelli utilizzati per l’ebola e l’hiv, che si stanno sperimentando anche in questo caso. Sono però sperimentazioni, bisogna attendere un po’ di tempo prima di capire quanto siano realmente efficaci. I cinesi, in alcuni casi, hanno già fatto la sperimentazione umana. Ancora non abbiamo però prove di efficacia certe».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 16 Marzo 2020, 09:27
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