«La tempistica epidemiologica - osserva Zehender - mostra come i casi bavaresi abbiano preceduto la comparsa dei primi casi italiani di almeno 1 mese e suggerisce che quella emersa con il focolaio lombardo delinea un'epidemia di estensione europea». Le sequenze sono state pubblicate nella banca dati Gisaid, a disposizione della comunità scientifica internazionale. L'analisi dei 3 genomi del virus dei malati di Codogno, confrontati con quelli disponibili nella banca dati Gisaid, ha permesso di capire che il ceppo è strettamente correlato a quello isolato per la prima volta da un paziente ammalatosi di Covid-19 tra il 24 e il 27 gennaio 2020 in Baviera, dopo una riunione avvenuta qualche giorno prima con una manager Cinese proveniente da Shangai, che aveva riconosciuto i sintomi di Covid-19 solo al ritorno in patria.
«Il virus isolato in Italia è affine a quello isolato in Germania, con cui ha una chiara parentela.
L'introduzione in Italia è partita da lì, verso il 25 gennaio, come confermano sia i dati epidemiologici che molecolari», precisa Massimo Galli, coordinatore dello studio. Dai primi casi tedeschi dunque si è generato il focolaio lombardo, e poi gli altri casi europei.
Lo stesso ceppo virale è stato infatti isolato non solo in Italia, ma in altri Paesi europei, come la Finlandia, e dell'America Latina (Brasile e Messico). Lo studio comunque non ha potuto dimostrare in modo conclusivo il legame diretto del ceppo presente in Italia con il focolaio in Germania, essendo teoricamente possibile (anche se molto poco probabile) l'esportazione multipla della stessa variante direttamente dalla Cina alla Germania e all'Italia.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Marzo 2020, 19:30
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