Il 5 maggio, L’Organizzazione mondiale della sanità promuove la Giornata mondiale dell'igiene delle mani per ricordare l'importanza del loro lavaggio, essenziale come forma di protezione individuale nei confronti delle malattie infettive e nella prevenzione delle infezioni nelle strutture di assistenza e cura.
Diversi studi hanno dimostrato che lavarsi le mani più di dieci volte al giorno può ridurre fino al 55% la diffusione dei virus. E di questo se ne è reso conto tutto il mondo quando, durante l’emergenza Covid, si è capito che il lavaggio delle mani era, e rimane, una delle misure individuali più importanti per difendersi dal contagio. L’Oms raccomanda la frizione con comune sapone per almeno 40-60 secondi. Se questo non è disponibile è possibile usare una soluzione idroalcolica, frizionando il palmo e il dorso delle mani, le dita e le unghie, per almeno 20-30 secondi.
Lavarsi le mani per salvare le vite
È incredibile come un gesto semplice, come il lavaggio delle mani, possa cambiare la storia. Come accadde, per esempio, con la scoperta di Ignác Fülöp Semmelweis, medico ungherese che operò all’Ospedale generale di Vienna nella seconda metà dell’800, che diede una svolta importante alle norme igieniche previste negli ospedali. Semmelweis notò che la percentuale delle partorienti che morivano per febbre puerperale era decisamente più bassa nel reparto gestito dalle sole ostetriche (3-4%) rispetto a in quello dove operavano i medici (11%). L’unica differenza fra i due reparti consisteva solo nel fatto che infermiere e ostetriche non assistevano alle dissezioni dei cadaveri. Così Semmelweis iniziò uno studio che impose ai medici e agli studenti di lavarsi le mani con ipoclorito di calcio dopo aver eseguito le dissezioni anatomiche e comunque sempre prima di assistere una partoriente. Dopo il periodo di sperimentazione il numero delle morti puerperali diminuì vertiginosamente avvicinandosi alla percentuale del reparto delle ostetriche.
Nonostante le evidenze scoperte da Semmelweis, le infezioni correlate all’assistenza sono un problema sanitario globale.
L’intelligenza artificiale per la pulizia delle mani
Il Ministero della Salute ha quantificato che circa il 30% delle infezioni associate alle pratiche assistenziali possono essere prevenute con un’accurata igiene delle mani. In particolare, agli operatori sanitari e ai medici, l’Organizzazione raccomanda l'igiene delle mani in cinque momenti per garantire la clean-care, l’assistenza sanitaria pulita.
In Israele hanno messo a punto Soapy Clean Machine, un dispositivo brevettato che sfrutta l’Intelligenza Artificiale e l’Internet of Things (IoT) per gestire un sistema touch-free di pulizia guidata comprensivo di rilevamento contactless della temperatura corporea a ogni lavaggio che restituisce un report disponibile in tempo reale all’utilizzatore e sulla piattaforma cloud SoapyWisdom.
Fra le strutture italiane di riferimento dove sono state installate le microstazioni intelligenti c’è il reparto di terapia intensiva neonatale della Clinica Mangiagalli – Policlinico di Milano. “Il corretto e frequente lavaggio delle mani – spiega Fabio Mosca, direttore della terapia intensiva neonatale del Policlinico di Milano - è la misura più efficace per prevenire la diffusione del contagio e la trasmissione di virus e batteri, ancora più importante in un reparto come la terapia intensiva neonatale, che assiste pazienti fragili. Fino a oggi non esisteva la possibilità di monitorare una procedura così rilevante: come medico sono quindi felice di avere finalmente a disposizione un dispositivo che colma questa lacuna e che restituisce inoltre all’operatore un report in tempo reale in grado di favorire anche l’apprendimento della procedura per eseguire un corretto lavaggio delle mani”
Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Maggio 2023, 08:43
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