Infertilità, tutto quello che c'è da sapere: diagnosi precoce, dieta e cure. Il principale fattore di rischio è l'età

Una coppia è considerata sterile dopo oltre un anno di tentativi di concepimento.

Infertilità, i fattori di rischio: età, diagnosi precoce, dieta e cure. Tutto quello che c'è da sapere

di Maria Rita Montebelli

Le culle degli italiani sono sempre più vuote e non sempre per scelta.

Sono molte infatti le coppie che vorrebbero tenere in braccio un bebè, senza riuscire nell’impresa. «Una coppia è considerata sterile dopo oltre un anno di tentativi di concepimento. Un limite temporale che si accorcia a 6 mesi nelle donne over 35 e ancora di più nelle over 40. Già una donna di 30 anni ha metà della fertilità di una ventenne» spiega la professoressa Rosanna Apa, responsabile della UOSD Diagnostica e Terapia medica delle disfunzioni mestruali e della sterilità coniugale, Fondazione Policlinico Gemelli di Roma e professore associato di Fisiopatologia della Riproduzione Umana, Università Cattolica del Sacro Cuore. Ma l’infertilità non è certo un’esclusiva femminile. «È fondamentale diffondere questo concetto – prosegue la professoressa Apa – perché spesso vediamo coppie nelle quali la donna si è sottoposta a ogni tipo di indagine, mentre l’uomo arriva da noi senza neppure uno spermiogramma. E questo è frutto di una scarsa cultura del problema, perché si continua a confondere la virilità con la fertilità».

TUTTI GLI STEP

 Per il concepimento, la donna deve rilasciare dall’ovaio un ovulo maturo che, nel suo percorso attraverso la tuba, deve incontrare degli spermatozoi, uno dei quali in grado di fertilizzarlo. L’uovo fecondato prosegue quindi il suo viaggio attraverso la tuba, per entrare nell’utero, dove si deve impiantare. L’infertilità può derivare da un problema a livello di uno o più di questi step. Il principale fattore di rischio per l’infertilità – spiega la professoressa Apa – è l’età e lo “spartiacque” è sopra i 35 per le donne e sopra i 40 per l’uomo. Le donne nascono con un corredo di centinaia di migliaia di ovociti (la cosiddetta “riserva ovarica”). A ogni ciclo mestruale, se ne riduce il numero e nel tempo anche la qualità. Chi ha la prima mestruazione a 9-10 anni, consumerà prima la sua riserva ovarica, come anche le donne che vengono operate all’ovaio (per esempio per una cisti). Le donne con molte gravidanze tendono invece a conservare la loro riserva ovarica più a lungo perché in gravidanza e allattamento l’ovaio è “fermo”».

CURA DIMAGRANTE

 Molto importante è il peso. «Nelle donne – spiega la professoressa Apa – il peso in eccesso o in difetto gioca un ruolo importante sulla fertilità. Spesso l’eccesso di peso si associa a iperinsulinemia (presente anche nelle donne magre con policistosi ovarica) che può alterare la fertilità in vario modo. Il tessuto ovarico ha dei recettori che, stimolati dall’insulina, portano a un’iperproduzione di androgeni e quindi a irregolarità mestruali, acne, alopecia e irsutismo. Durante la gravidanza, l’iperinsulinemia predispone al diabete gestazionale, all’ipertensione e ad un aumentato rischio di abortività. Per questo consigliamo sempre alle donne in sovrappeso di dimagrire prima della gravidanza; spesso basta perdere il 10% del peso corporeo, per far ripartire l’ovulazione». Altra frequente causa di infertilità nelle donne è l’endometriosi. «Spesso si localizza nell’ovaio, dove distrugge tessuto sano – spiega la professoressa Apa – ma può danneggiare anche le tube o impedire l’attecchimento dell’embrione nella cavità uterina.

Problemi possono venire inoltre da ostruzione delle tube, sindrome dell’ovaio policistico, fibromi o polipi uterini; anche la celiachia e le patologie endocrine (in primis quelle della tiroide, ma anche le malattie ipofisarie e l’insufficienza ovarica primitiva) giocano un ruolo importante».

Per i maschi, il rischio-infertilità può venire da un varicocele (un ingrossamento delle vene nel “sacco” che contiene i testicoli), traumi testicolari, uso di steroidi anabolizzanti e testosterone (tra i culturisti e i “palestrati”), assunzione cronica di alcuni farmaci (per esempio corticosteroidi, ciproterone, spironolattone), mancata discesa dei testicoli nel sacco scrotale, bassi livelli di testosterone e basso numero di spermatozoi. «La valutazione della coppia – ricorda la professoressa Apa – inizia con un’anamnesi approfondita. Si appura se la donna ha un ciclo mestruale regolare (ogni 27-35 giorni); se ha oligo-amenerrea (un ciclo ogni 40 giorni o più), probabilmente non ovula. Se invece il ciclo è normale, si valuta la riserva ovarica, con un esame del sangue al 3°-4° giorno di ciclo (FSH, LH, 17 beta estradiolo, ormone antimulleriano) e gli esami della tiroide; nelle donne in sovrappeso va richiesta la curva glicemia e insulinemica. All’uomo si chiede lo spermiogramma per valutare numero, morfologia e motilità degli spermatozoi; si considera fertile se ha almeno 30 milioni di spermatozoi mobili con almeno un 3% di forme “tipiche” (cioè normali)».

LE VALUTAZIONI ULTERIORI

 Se gli esami di primo livello sono normali, nella donna si ricercano alterazioni strutturali a livello di tube e utero, con isteroscopia, ecografia con infusione di soluzione salina e laparoscopia. Nell’uomo, dopo l’esame del liquido seminale, si dosano testosterone e ormoni tiroidei. L’ecografia scrotale valuta la presenza di varicocele o altri problemi. In alcune coppie si può effettuare la ricerca di eventuali anomalie cromosomiche con un esame del sangue. «Per preservare una buona fertilità – conclude la professoressa Apa – è importante uno stile di vita sano: dieta varia e attività fisica per mantenere il peso “forma”; evitare fumo, droghe, eccesso di alcol ed esposizione a tossine ambientali (piombo, mercurio, pesticidi, ftalati). Importante inoltre prevenire ed eventualmente diagnosticare e trattare tempestivamente le malattie sessualmente trasmesse (es. clamidia, gonorrea, sifilide e TBC), che possono danneggiare la pervietà delle tube».


Ultimo aggiornamento: Domenica 5 Febbraio 2023, 16:24
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