Effetto Covid, sempre più ipocondriaci: così la paura del contagio diventa ossessione. Che fare

Sempre più ipocondriaci: così la paura del contagio diventa ossessione Che fare

di Carla Massi
Basta un attimo. Basta poco per trasformarsi da scrupoloso tutore della propria salute (e quella degli altri) con mascherina e guanti a ipocondriaco ossessionato dal contagio. La ripresa, quasi, a pieno ritmo delle attività ha sollevato il velo su coloro che durante questi ultimi mesi sono stati sopraffatti dalla paura ossessiva di infettarsi.

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Finché si stava tutti a casa o il ritorno alla normalità non era a pieno ritmo l'ipocondriaco era riuscito, in qualche modo, a mimetizzarsi. A farsi notare poco e, soprattutto, a stare poco male stretto dalle proprie fobie. Ma ora è sicuramente più difficile non mostrare, al supermercato come a casa, quello che si prova. Attraverso i gesti e le parole.


«Stiamo toccando con mano i diversi effetti clinici e psichici del post isolamento da Covid - spiega Giulia Maffioli vicepresidente Anapp, Associazione nazionale psicologi e psicoterapeuti. Dalle sindromi ansiose-depressive riemerse improvvisamente, al desiderio di continuare a restare a casa ritirandosi dalla socialità fino a paure, a volte, anche invalidanti di contrarre la malattia. L'allerta ha scatenato situazioni sicuramente pregresse che, chissà, senza l'emergenza forse sarebbero rimaste ancora silenti. Sia chiaro,infatti, un aspetto: chi oggi manifesta in modo evidente una simile tendenza aveva già in sé una modalità di paura e controllo».

Parliamo, dunque, di una condizione di base alla quale il virus ha dato una spinta per uscire allo scoperto. Proprio ora in cui il nemico è invisibile. La compulsione a pulire, disinfettare, stare lontani dagli altri, evitare ogni tipo di contatto potrebbero non bastare per stare tranquilli.

«Tutto è accaduto all'improvviso sia per chi si è ritrovato con l'ansia da ipocondriaco sia per i suoi familiari che sicuramente hanno problemi di convivenza - aggiunge la psicologa- Il forte bisogno continuo di controllo, in questo momento, si scontra con la realtà anche la situazione sta lentamente regalando segnali positivi. La lotta è impari, dal momento che non si ha a che fare con il razionale. Sembra difficile smettere. Importante è aiutarli a capire che si tratta di una situazione transitoria senza scherzare troppo o criticare».

E se si comincia a evitare una passeggiata ? A incontrare gli amici? A spostarsi? Secondo gli specialisti dietro quella particolare sindrome detta “sindrome della capanna” ci sono donne e uomini, più o meno giovani, che fanno fatica a muoversi e a riavvicinare la realtà perché percepiscono ogni minimo sintomo come un segnale inequivocabile di infezione da coronavirus.

«Ma si può intervenire - dice ancora la psicologa Giulia Maffioli  - sicuramente con il sostegno di chi è vicino a ch si ritrova, e non sono pochi, a guerreggiare con un fantasma onnipresente. Si è sicuramente in tempo per ritrovare un equilibrio che permetta lentamente di affrontare anche una situazione complessa come questa senza vivere evitando ogni evento, ogni relazione. O solo due passi»
Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Giugno 2020, 09:49
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