Covid, ecco chi può essere curato dal medico a casa: le linee guida del Ministero della Salute

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I contagiati dal nuovo coronavirus ritenuti a basso rischio, secondo la circolare del ministero della Salute “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-CoV-2” potranno essere curati a casa dal medico, ma secondo una prassi precisa legata alle cure CovidIn particolare, in assenza di «fattori di rischio aumentato ovvero come patologie tumorali o immunodepressione».

Inoltre, i pazienti devono aver manifestato dei sintomi simil-influenzali come tosse (ma senza difficoltà respiratorie), rinite, mialgie e cefalea. A questi sintomi si aggiungono «l'assenza di dispnea e tachipnea; febbre a 38° o inferiore da meno di 72 ore; sintomi gastro-enterici (in assenza di disidratazione e/o plurime scariche diarroiche); astenia, ageusia disgeusia, anosmia».

L'assistenza del malato in isolamento domiciliare sarà a cura del medico curante, oltre che da un membro del nucleo familiare, e dovrà essere affiancata da un'accurata valutazione delle condizioni domiciliari e del caregiver. Stretta anche sui comportamenti in casa: oltre ai positivi, infatti, anche i familiari dovranno prestare particolare attenzione all'igiene e alle misure di contenimento. Le misure di prevenzione dovranno essere applicate ogni qualvolta ci si debba approcciare al paziente.

Sarà inoltre compito del medico curante - o del pediatra - quello di rilevare eventuali fattori che possano in qualche modo aumentare i rischi dell'assistito, come anche la presenza di ulteriori patologie Il medico di famiglia o il pediatra. Anche la situazione iniziale del paziente è fondamentale: la circolare, infatti, fa riferimento alla stesura di uno score che permetta di monitorare costantemente i parametri vitali. Uno di questi, segnalato per la sua utilità a livello di omogeneità a livello nazionale, è il Modified Early Warning Score, che permette di valutare i fattori di rischio.

Tra questi troviamo lo stato di coscienza e la presenza o meno di preesistenti patologie neurologiche.

La circolare del ministero, inoltre, prevede che «per ridurre la pressione sulle strutture di Pronto soccorso e poter mantenere negli ospedali tutte le attività ordinarie, è opportuno che il personale delle Usca Unità speciali di continuità assistenziale operi in stretta collaborazione, fornendo supporto ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta».

Quanto ai farmaci da impiegare, la circolare non prevede la somministrazione di clorochina, idrossiclorochina e mix di antivirali. Sì al paracetamolo e Fans in terapia sintomatica (farmaci antinfiammatori non steroidei): corticosteroidi ed eparina, solo in casi specifici. In particolare l'uso di tale farmaco è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l'infezione in atto.

Comunque non regolarmente: «L'uso dei corticosteroidi è raccomandato nei soggetti con malattia Covid-19 grave che necessitano di supplementazione di ossigeno. L'impiego di tali farmaci a domicilio può essere considerato solo in quei pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l'ossigenoterapia».

Quanto alle combinazioni antivirali lopinavir/ritonavir, darunavir/ritonavir o cobicistat, si tratta do farmaci sconsigliati per il trattamento dei pazienti sintomatici. La circolare precisa, infatti, le raccomandazioni pubblicate dall'Aifa a proposito dei farmaci adatti per le cure.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 2 Dicembre 2020, 08:13
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