Cenone, ristoranti, shopping: cosa si potrà fare (e cosa no) a Natale. Le differenze tra zona gialla e bianca

Le misure previste dalle regioni in caso di cambio colore

Cenone, ristoranti, shopping: cosa si potrà fare (e cosa no) a Natale. Le differenze tra zona gialla e bianca

di Giuseppe Scarpa

I contagi aumentano in tutto il Paese e con essi la preoccupazione per le prossime vacanze che si avvicinano. Quasi tutta l'Italia dovrebbe rimanere in zona bianca eccetto alcune regioni. Si potrà viaggiare, così come mangiare al ristorante, sciare e andare in discoteca, al cinema e visitare mostre e musei e, come avviene anche adesso, bisognerà esibire il Green pass all’ingresso ma è probabile che le regole cambino. Il governo, ad esempio, vorrebbe abbreviare, previo parere del comitato tecnico scientifico, la durata del Green pass da 12 a 9 mesi o addirittura a 6. Novità potrebbero esserci anche per la validità del tampone rapido per l'ottenimento della carta verde.

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Cenone, mascherina, shopping: le regole per il Natale

In zona bianca, per le feste e i cenoni non ci sono limitazioni, ma gli scienziati raccomandano comunque di indossare la mascherina anche nelle abitazioni private se ci sono molte persone e soprattutto soggetti fragili. Per quanto riguarda invece le feste nei locali valgono le regole che si applicano ai banchetti dopo le cerimonie.

Si potrà dunque fare shopping anche se all’interno dei locali rimane l’obbligo di mascherina, di igienizzazione delle mani e di distanziamento e per evitare gli assembramenti nei luoghi chiusi gli ingressi potrebbero essere contingentati. In zona gialla, mascherina obbligatoria anche all'aperto (così come avviene anche in zona arancione e rossa) nei ristoranti al chiuso non si può stare al tavolo in più di quattro persone a meno che non si sia tutti conviventi. Le discoteche rimangono chiuse, così come in zona arancione e rossa.

Cosa cambia in zona arancione o rossa

In zona arancione o rossa le regole per le feste e i cenoni sono molto restrittive anche perché i bar e i ristoranti al chiuso non sono aperti al pubblico se non per l’asporto. Possono però effettuare consegne a domicilio. Per questo il governo valuterà se consentire l’ingresso soltanto a chi è vaccinato. Si potrà fare shopping anche se all’interno dei locali rimane l’obbligo di mascherina, di igienizzazione delle mani e di distanziamento e per evitare gli assembramenti nei luoghi chiusi gli ingressi potrebbero essere contingentati.

 

La stagione sciistica: misure e restrizioni

Il 27 novembre è prevista la riapertura della stagione sciistica. Per accedere agli impianti sia in zona bianca che gialla è obbligatorio avere il green pass. Le regole: il limite della capienza per le cabinovie è fissato all’80%, sulle seggiovie è al 100% a meno che non sia necessario viaggiare con le cupoline abbassate. Nelle aree comuni e all’interno delle cabine è sempre obbligatorio indossare la mascherina. Prevista la presenza di personale che regoli il flusso per ridurre assembramenti e occasioni di contatto. In zona arancione o rossa gli impianti da sci sono chiusi. Per le fiere e i mercatini sia all’aperto sia al chiuso e in un'area delimitata è sempre obbligatorio dimostrare di essere in possesso del green pass. Chi viene trovato privo della certificazione verde rischia la multa da 400 a 1.000 euro. Se invece i mercatini si svolgono nelle piazze o nelle strade non è previsto l’obbligo di certificazione verde. In alcune città, però, i sindaci stanno lavorando ad ordinanze che limitino i possibili assembramenti.

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Vacanze a rischio per 10 milioni di italiani

E intanto con la ripresa dei contagi, secondo la Coldiretti, sono a rischio le vacanze di Natale per 10 milioni di italiani, per una spesa di 4,1 miliardi solo per i turisti nazionali, di cui quasi 1/3 destinato al cibo, tra souvenir e pranzi e cenoni in ristoranti e agriturismi. Del resto il 32% di italiani oggi ha paura di mangiare fuori, ma se tra i giovani tra i 18 e i 34 anni la percentuale di «timorosi» scende al 18%, tra gli over 65 sale al 50%. Resta la diffidenza anche a prendere parte ad altre iniziative con al centro il cibo, come le sagre per il 38% degli italiani, le gite enogastronomiche per il 45% e le degustazioni per il 51%). Nonostante questo, la calamita del fuori casa resta ben salda, senza essere scalfita dalle piattaforme food delivery che rimangono un canale in più utilizzabile a casa diventata per molti ormai anche l'ufficio. Che si mangi a casa o fuori comunque, rileva ancora il Rapporto, la pandemia ha spinto l'82% degli italiani a scegliere solo quel che conosce, cercando informazioni sulle caratteristiche degli alimenti meglio se amici dell'ambiente. Non è un caso che l'88% sia disposto a pagare di più per il cibo sostenibile e che ormai il 94% stia attento agli sprechi alimentari, evitando di buttare cibo nella spazzatura.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Novembre 2021, 21:01