Nelle prossime settimane gli anziani e i soggetti fragili dovranno rifare il vaccino, mentre è arrivata la conferma che la nuova variante Xe del Covid è arrivata in Italia: nel Veneziano sono stati segnalati i primi due casi della variante nata dalla combinazione di Omicron 1 e 2. A contrarla sono stati un bambino di appena un anno e un trentenne, entrambi non in gravi condizioni: i sintomi sono un po’ di febbre, tosse e altri disturbi riconducibili alla sfera dell’influenza, da cui si stanno in ogni caso riprendendo. Il sequenziamento dei loro due tamponi positivi è stato effettuato dal Laboratorio di Genetica e Citogenetica dell’ospedale all’Angelo di Mestre. Che la variante Xe circolasse già in Italia ne erano certi i virologi e gli esperti, e la conferma è avvenuta ieri dopo un controllo di routine, ed è emerso che i due soggetti contagiati non hanno alcun collegamento tra di loro. Il ragazzo era vaccinato con la prima e la seconda dose, mentre non aveva ricevuto la terza. Il piccolo, invece, non era vaccinato perché di età inferiore a 6 anni, l’età per poter essere ammessi alla profilassi.
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LA QUARTA DOSE
La decisione di somministrare la quarta dose di vaccino è stata resa nota ieri da ministero della Salute, Agenzia italiana del farmaco, Iss e Css. Sulla questione, nei giorni scorsi, si erano pronunciati sia l’Ema, l’agenzia europea del farmaco che l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. La raccomandazione era chiara: per proteggere anziani e fragili serve un altro booster. Nuova inoculazione, dunque, a chi ha compiuto o superato gli 80 anni, gli ospiti delle Rsa e tutti i soggetti che fanno parte delle cosiddette categorie a rischio con un’età compresa tra 60 e 79 anni. La quarta dose si potrà somministrare, però, soltanto se sono trascorsi almeno 4 mesi dalla terza. Sono esclusi «i soggetti che hanno contratto l’infezione da Sars-Cov 2 successivamente alla prima dose di richiamo».
Gli esperti, intanto, tirano un sospiro di sollievo. «Il vaccino protegge, ma tra le persone più fragili, immunocompromessi e adesso anche fra gli anziani - dice Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma - abbiamo visto casi anche abbastanza seri e importanti di infezione. Purtroppo, la speranza che il virus iniziasse a circolare di meno con l’inizio della stagione più mite è apparsa vana. Quindi, bisogna rinforzare al più presto l’immunità. Per evitare che la pandemia continui a causare vittime e malati gravi, serve un altro booster. «I dati scientifici - rimarca Andreoni - dimostrano come un’altra dose riacquisisca subito efficacia, proteggendo in maniera più rilevante, così come era successo con la terza dose, che aveva portato un ulteriore vantaggio rispetto alla seconda.
«Il tasso di reinfezione a distanza già di 3-4 mesi dalla terza dose è elevato - osserva Raffaele Antonelli Incalzi, past president della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) -. Ci preoccupa il rischio correlato, che è strettamente dipendente dalla multipatologia e dalla disabilità». In sostanza, più una persona soffre di patologie, maggiore è il rischio che l’infezione da Covid si traduca in una malattia significativa. «Di fronte a questa situazione - dice il geriatra - pare logico suggerire la quarta dose. È chiaro che tutti i soggetti possono reinfettarsi. Ma se si ha un profilo di rischio significativo, la possibilità di una malattia importante sussiste sempre». Il secondo booster dovranno farlo quindi le persone fragili e gli immunodepressi. «La quarta dose tiene alto il livello degli anticorpi contro la proteina spike - dice Roberto Giacomelli, direttore di Immunologia clinica e reumatologia del Policlinico universitario Campus Bio-medico di Roma -. Le persone anziane e i soggetti con neoplasie o malattie del sistema immunitario producono meno anticorpi. Mentre in un soggetto normale la protezione degli anticorpi dura 6 mesi, nei soggetti fragili l’intervallo di tempo potrebbe essere di 4 mesi e il livello di difesa scende molto più rapidamente».
Intanto, i centri vaccinali pensano a come riprogrammare le nuove somministrazioni. «Con una circolazione così importante - osserva Andreoni - dobbiamo anticipare la quarta dose. In realtà, si sperava di poterla fare intorno a ottobre-novembre, con l’arrivo di una possibile nuova ondata. I centri vaccinali stanno lavorando. Qualcuno è stato chiuso. Ma visto che la platea delle persone da vaccinare non si è allargata, non dovrebbe essere un problema riorganizzarli».
Ultimo aggiornamento: Sabato 9 Aprile 2022, 01:12
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