Variante inglese, cos'è e perché è così pericolosa: contagiosità, vaccini efficaci e rebus tamponi

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di Alessio Esposito

La variante inglese del coronavirus è in Italia. Dati alla mano, la variante B.1.1.7 sta circolando in maniera sempre più incisiva in Europa e, nel giro qualche settimana, potrebbe diventare «dominante» nel nostro paese. Secondo l'ultimo rapporto dell'Iss, «la stima di prevalenza della cosiddetta ‘variante inglese’ del virus Sars-CoV-2 è pari a 17,8%» e «così come nel resto d’Europa (in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania è sopra il 20%), c’è una circolazione sostenuta della variante, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi». Gli studi finora condotti non indicano una maggiore letalità della variante inglese - sebbene ce ne siano alcune avvisaglie -, ma gli scienziati sono tutti concordi nel definirla più contagiosa. Non a caso il Regno Unito, dove la variante inglese è stata sequenziata per la prima volta, ha conosciuto fra dicembre e gennaio un aumento esponenziale dei contagi da coronavirus.

Variante inglese, l'Iss: «Innalzare misure in tutta Italia»

La variante inglese è più contagiosa del 40-70%

Sebbene gli studi su questa variante siano ancora agli inizi, a causa dei pochi dati disponibili, alcune ricerche a livello internazionale hanno evidenziato un incremento della contagiosità compreso tra il 40 e il 70%.

Ciò vuol dire che una circolazione della variante inglese in Italia comporterà, inevitabilmente, un massiccio aumento del numero di contagi. È questo il motivo per cui gran parte degli esperti consiglia il lockdown, in modo tale da bloccarne la diffusione prima che sia troppo tardi.

Alcuni tamponi non riconoscono la variante inglese

Alcuni tamponi molecolari si basano sulla ricerca del gene S e, in caso di variante inglese, possono risultare falsamente negativi. Il virus, infatti, nelle mutazioni della variante inglese - ma anche in quella sudafricana e brasiliana - riguardano principalmente il gene S, quello che codifica la proteina Spike, ovvero la "chiave d'ingresso" del coronavirus nelle cellule umane. Tuttavia la maggior parte dei test ricercano più geni e quindi sono in grado di riconoscere le varianti. Stesso discorso vale per i test antigenici di ultima generazione. C'è quindi un moderato rischio di imbattersi in "falsi negativi" a causa della variante inglese.

Vaccini efficaci contro la variante inglese

I vaccini Pfizer, Moderna e Astrazeneca - quelli autorizzati in Italia e in Europa - hanno dimostrato di essere efficaci anche nei confronti della variante inglese. Nessun allarme quindi. Ci sono invece alcune evidenze, tutte da verificare, che le varianti sudafricana e brasiliana possano rendere meno efficace il vaccino.


Ultimo aggiornamento: Martedì 16 Febbraio 2021, 10:15
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