Vaiolo delle scimmie trasmesso all’uomo dai topi: il doppio salto di specie. Tre positivi a Roma

Antinori (Spallanzani): «Il contagio non avviene esclusivamente per via sessuale». L’infettivologo Andreoni: «Doppio salto di specie: dai primati ai roditori e agli umani»

Vaiolo delle scimmie trasmesso all’uomo dai topi: il doppio salto di specie. Tre positivi a Roma

di Camilla Mozzetti

I positivi al Monkeypox - il virus del vaiolo delle scimmie - ora sono saliti a tre: tanti i casi accertati dall’Istituto nazionale per le Malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Tre uomini, tutti nati dopo il 1981 - anno in cui fu abrogata la vaccinazione contro il vaiolo umano - rientrati nella Capitale dopo un soggiorni alle Canarie (in due casi) e a Vienna (nel terzo). Non ci sono contatti diretti tra gli infetti: i tre quarantenni non si conoscono e dunque la trasmissione non è legata tra loro anche se si può affermare con una certa sicurezza che il virus sia stato “importato”. In che modo? La prima risposta è arrivata ieri nel corso di una conferenza stampa indetta proprio dallo Spallanzani e dalla Regione Lazio per fare il punto su questa nuova infezione e rassicurare la popolazione sul basso grado di pericolosità. Non c’è un rischio pandemico analogo a quello del Covid-19, si tratta di casi isolati pur con una diffusione che oltre all’Italia fa contare dei positivi anche in Spagna e Gran Bretagna

Vaiolo delle scimmie, la trasmissione

Di certo la trasmissione da uomo-a-uomo caratterizza la buona parte dei casi accertati in Europa nei giorni scorsi ma, ha puntualizzato il primario dell’Unità operativa complessa “Immunodeficienze virali” dello Spallanzani Andrea Antinori, «non si può ancora definire una malattia a trasmissione esclusivamente sessuale, non bisogna stigmatizzare questa situazione, è un’ondata diversa da come l’abbiamo conosciuta negli anni passati. Il virus si trasmette per contatti stretti che non sono solo sessuali». Per essere ancora più chiari: il Covid-19 può diffondersi anche tramite il “droplet” (le goccioline di saliva) ma a distanza ravvicinata e per un breve lasso di tempo. Per il vaiolo delle scimmie il contagio può avvenire sempre con il “droplet” ma non basta la vicinanza serve la commistione di saliva o di altri liquidi biologici. Contatti stretti e prolungati. «Non c’è nessun allarme - ha spiegato il direttore generale dello Spallanzani Francesco Vaia - il contagio avviene per contatti stretti e per liquidi biologici, oppure bisogna essere a contatti con feci, quindi contatti davvero molto molto stretti». 

 

Il direttore sanitario Emanuele Nicastri ha aggiunto: «Dobbiamo ricondurre le manifestazioni cliniche di questa malattia alla normalità di una malattia infettiva che stiamo studiando ora, pur essendo il virus conosciuto da anni». La variante del vaiolo delle scimmie ha fatto molto probabilmente il cosiddetto “salto di specie” arrivando all’uomo tramite i roditori. «È verosimile credere - ha spiegato Massimo Andreoni, direttore della Società italiana di Malattie infettive - che il virus dalle scimmie è arrivato all’uomo tramite i topi che si sono contagiati senza manifestare l’infezione ma fungendo da serbatoio».

Ora il laboratorio dello Spallanzani procederà con il sequenziamento del virus isolandolo dagli infetti e comparandolo con i sieri (sangue in primis) delle persone che in passato sono state vaccinate contro il vaiolo. 

Le analisi

L’obiettivo è semplice: pur non essendoci ad oggi un vaccino mirato contro il vaiolo delle scimmie si punta ad analizzare se le risposte anticorpali degli immunizzati al vaiolo umano siano utili anche con questa infezione. «L’isolamento del virus che sarà condotto nei nostri laboratori - conclude Vaia - ci permetterà di incrociare i sieri delle persone immunizzate tanti anni fa con questo virus e di vedere se funziona la risposta anticorpale. In caso positivo potremmo dire a tante popolazioni che si sono vaccinate state tranquille ancora di più». 

Tracciamento e cure

In Spagna a fronte dei primi casi accertati i contatti stretti dei positivi saranno vaccinati con il “vecchio” farmaco contro il vaiolo, ma al momento «questa procedura - ha commentato l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato - non sarà perseguita. Abbiamo attivato il tracciamento dei contatti e quelli più stretti sono stati posti in isolamento domiciliare, se dovessero nei prossimi giorni manifestare dei sintomi saranno presi in carico dallo Spallanzani» ma al momento anche i tre uomini ricoverati non versano in gravi condizioni: i sintomi - dal rigonfiamento ghiandolare alle lesioni della pelle - pur manifesti non richiedono terapie a base di particolari antivirali che tuttavia sono disponibili all’uso.

 

Ultimo aggiornamento: Domenica 22 Maggio 2022, 11:43
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