Vaiolo delle scimmie partito da una festa Lgbt a Maspalomas? Gli attivisti: «Poteva capitare a chiunque»

Sul fronte delle infezioni in Italia, due nuovi contagi sono stati segnalati ieri in Lombardia, portando a undici il numero totale dei casi confermati

Vaiolo delle scimmie partito da una festa a Maspalomas?

Si chiama Maspalomas Pride by Freedom la maxi-festa da cui sarebbe partito il focolaio di vaiolo delle scimmie che si sta diffondendo in tutta Europa. L'evento, organizzato nell'omonima località sull'isola spagnola di Gran Canaria, si è tenuto quest'anno dal 5 al 15 maggio e ha fatto registrare più di 80mila presenze: si tratta di un party Lgbt, durante il quale danze sfrenate e libertà sessuale la fanno da padrone. Secondo le autorità locali, almeno una persona positiva al vaiolo delle scimmie avrebbe preso parte al Maspalomas Pride, innescando il primo focolaio. Il virus si diffonde principalmente con contatti interpersonali di tipo stretto, ma anche attraverso le vie respiratorie. 

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Il numero di casi confermati in tutto il mondo (al 25 maggio) ha raggiunto la cifra di 219, non considerando i Paesi in cui la malattia è endemica. Sono 19 i Paesi, la maggior parte in Europa, che hanno segnalato almeno un caso confermato, secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). «La maggior parte dei casi sono riscontrati in giovani uomini che si dichiarano omosessuali. Non ci sono stati decessi», specifica l'agenzia europea.

Gli attivisti Lgbt: «Il vaiolo può colpire chiunque»

«C'è preoccupazione perché quello che sta succedendo può mettere in cattiva luce la nostra Maspalomas», ha dichiarato a La Repubblica l'attivista Edward Timon.

Il britannico, che da 10 anni vive alle Canarie, ha spiegato: «La comunità Lgbtq+ non deve temere di affrontare il problema, che può capitare a chiunque. E tra l’altro, è molto meglio educata riguardo ai comportamenti per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili, rispetto agli etero». 

Secondo un altro attivista sull'isola, l'olandese Andre van Wanrooij, le autorità locali si stanno occupando sempre meno di sensibilizzare i giovani sulle malattie sesssualmente trasmissibili: «Assieme a un’altra associazione, davamo gratis preservativi, facevamo informazione sulla prevenzione, organizzavamo incontri, assicuravamo assistenza sanitaria, ma tutto questo non c’è più e anche se non si sapeva dell’arrivo del vaiolo, comunque, comportamenti più attenti sarebbero serviti a prevenire anche quella malattia». L'uomo ha concluso: «Questo virus può colpire chiunque, ma adesso sta interessando molti di noi: non lasciamo le nuove generazioni senza informazione».

Vaiolo delle scimmie, i casi in Italia

Sul fronte delle infezioni in Italia, due nuovi contagi sono stati segnalati ieri in Lombardia, portando a undici il numero totale dei casi confermati nel nostro Paese. I pazienti presi in carico dall'Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma sono sei e «la buona notizia è che, soprattutto i primi, già stanno guarendo», ha comunicato Francesco Vaia, direttore generale dello Spallanzani, secondo il quale la quarantena per il vaiolo delle scimmie non serve. Infatti, «deve essere isolato solamente chi è malato: bisogna andare avanti con l'innovazione, la nostra sanità deve essere capace di andare avanti, altrimenti è il Medioevo», ha detto. Non c'è inoltre alcuna esigenza di «corsa al vaccino: il fenomeno è contenuto e di lieve entità, e la letalità - ha spiegato l'esperto - è veramente bassa e legata a problemi principalmente immunitari».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Maggio 2022, 08:47
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