Vaccino, Garattini: «È più probabile morire cadendo dal letto, timori sono sproporzionati»

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di Mario Ajello

Grande scienziato, uno dei maestri della farmacologia in Italia: Silvio Garattini
Professore, dopo tutta la bufera su AstraZeneca, e i danni che le polemiche hanno creato sull’andamento della campagna vaccinale, ora la stessa storia con Johnson&Johnson?
«E’ sconfortante. In un momento delicato come questo, in cui serve accelerare il più possibile ovviamente in sicurezza il numero delle persone vaccinate, per un numero di casi infinitesimale e tutti da verificare di vaccini che possono aver dato qualche problema si rischia di mandare all’aria l’unica politica adatta a fermare il virus. Che è quella della somministrazione del siero. Sei casi problematici su 7 milioni di vaccinati con Johnsons&Johnson stanno scatenando una paura assolutamente sproporzionata. E che le autorità americane, in collegamento con l’Ema devono saper affrontare bene, sennò la psicosi cresce in maniera incotrollabile». 

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Affrontare come? 
«Informando, informando, informando. Serve un’informazione capillare, meticolosa, continua, nel nostro Paese e in tutti gli altri, che dica sulla base dell’evidenza scientifica che i benefici dei vaccini sono immensamente maggiori rispetto alle criticità limitatissime che, come per ogni farmaco, compresa l’aspirina, anche i vaccini possono avere. La vicenda AstraZeneca, con tutte le richieste di disdette di quel vaccino che stiamo vedendo nelle varie regioni, speravo restasse un fatto isolato. Invece, rieccoci da capo. Con le accuse, sempre legate a eventuali problemi di trombosi, sul vaccino americano. Ma lei lo sa che volare in aereo è cento volte più pericoloso rispetto ad assumere un vaccino testato e autorizzato dagli organi preposti? Lo sa che è più facile morire cadendo dal letto che prendendo un siero anti-Covid? Questa è la comunicazione giusta, e semplice, che bisogna fare». 

I media invece terrorizzano e giocano demagogicamente con l’anti-vaccinismo? 
«Tutti devono stare più attenti nella comunicazione, perché si rischia di rovinare il grande sforzo di immunizzazione che si è messo in campo.

I social sono un lungo di grandi comunicazioni e di grandi distruzioni. Sul web due casi di problematicità legati ai vaccini lievitano artificiosamente fino a diventare duemila o due milioni nella percezione della gente. E così non va. Bisogna in tutti i modi e con ogni canale spiegare al pubblico che nei vaccini bisogna avere fiducia e che i loro benefici sono infinitamente superiori ai rischi. Il pasticcio che si è fatto con AstraZeneca deve valere da anti-modello da non ripetere con Johnson&Johnson. Già in Israele, in Inghilterra, negli Usa, abbiamo la riprova che questi vaccini funzionano. Il contagio in quei Paesi è diminuito molto e anche le ospedalizzazioni e il numero di morti. Il rischio qui da noi di una nuova ondata di sfiducia avrebbe conseguenze devastanti. Ripeto: 6 casi problematici su milioni e milioni di iniezioni sono quasi niente».

Ma la gente ha paura. 
«Perciò va informata molto meglio. Con pazienza e abnegazione. Le vaccinazioni a tappeto servono anche per evitare ulteriori lockdown. Finché in Italia non saranno vaccinati 40 milioni di cittadini, il pericolo resta. Per ora, purtroppo, siamo molto lontani da questa cifra. I vaccinati con prima e seconda dose sono 5 milioni. Non possiamo permetterci lentezze».

Ma anche lei vede possibili riaperture a breve? 
«Tutti vogliamo le riaperture. Ma c’è il rischio una contraddizione. Non si fa che dire riaprire-riaprire-riaprire, ma nel frattempo molti dubitano dei vaccini. Come se non fossero la vera chiave per riaprire. Non si fa che invocare giustamente la ripartenza economica e sociale, ma senza la consapevolezza piena che sulla scienza si basa ogni possibilità di ritorno alla vita normale, si finisce per parlare un po’ a vanvera. Restando fermi in una situazione che diventa ogni giorno di più insostenibile per le esistenze di noi tutti».
 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Aprile 2021, 09:48
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