Vaccino, Pfizer ai fragili e AstraZeneca ai giovani: per i sieri niente libertà di scelta

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di Mauro Evangelisti

No, non potrete scegliere il vaccino. L’Europa ha già due prodotti autorizzati, entrambi con la tecnologia dell’Rna messaggero (Pfizer-BioNTech e Moderna); in prospettiva tra fine gennaio e inizio febbraio c’è l’autorizzazione di un terzo (AstraZeneca) e a inizio primavera, se la sperimentazione andrà bene, avremo un quarto vaccino (Johnson&Johnson). E in molti si stanno chiedendo: sarò libero di scegliere quale dei vaccini a disposizione mi sarà inoculato? La risposta è no. Procedure, logistica e categorie o fasce di età a cui assegnare un determinato vaccino saranno decise dal Ministero della Salute. In altri termini: il tipo di vaccino da somministrare alle diverse fasce della popolazione sarà indicato sulla base di fattori logistici collegati anche alla difficoltà di conservazione per quello di Pfizer, alla tempistica di consegna e al livello di protezione.

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Secondo l’esito della sperimentazione, che ha convinto Ema (l’agenzia europea) a rilasciare l’autorizzazione, Pfizer-BioNTech ha una efficacia del 95 per cento, Moderna del 94,1. Sono entrambi valori molto alti e sono confermati anche per i più anziani, coloro che rischiano di più. Per questo, anche se nelle prossime settimane dovesse arrivare il terzo vaccino (AstraZeneca), i primi due saranno destinati agli ultra settantenni. Nel decidere le strategie, ovviamente, conteranno anche altri fattori. Pfizer-BioNTech, ormai lo abbiamo imparato, va conservato a una temperatura inferiore a meno 70 gradi, e questo obbliga a somministrarlo nei pressi di strutture ospedaliere. Moderna può essere invece mantenuto a meno 20 gradi per sei mesi, in un frigorifero normale per 30 giorni. In sintesi: il vaccino di Moderna è di più semplice distribuzione, può essere iniettato anche dal medico di famiglia. Non solo: ipotizziamo che vi sia un anziano non autosufficiente e che la vaccinazione vada eseguita a domicilio, in quel caso si preferirà il prodotto di Moderna.

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Al momento, però, si tratta di una scelta molto limitata: se per Pfizer-BioNTech, sia pure a singhiozzo, si viaggerà a 470mila dosi a settimana, per Moderna le forniture saranno molto più risicate. Si tratta di una compagnia americana (come Pfizer che però ha sedi anche in Belgio) e da lunedì invierà appena 100mila dosi; la seconda spedizione avverrà a fine gennaio, e comunque nel primo trimestre - se gli accordi saranno rispettati -, sono previste in totale 1,3 milioni di fiale. Contando che la somministrazione è doppia, per i primi tre mesi il contributo di Moderna sarà molto modesto.

A proposito di seconda dose: per Pfizer è prevista a tre settimane dalla prima, per Moderna a quattro.

E i meno anziani? L’obiettivo, per accelerare, è affidarsi ad AstraZeneca, ma c’è stato un approfondimento sui dati della sperimentazione e, nella migliore delle ipotesi, il via libera ci sarà tra 3-4 settimane. «Sarebbe un game changer» dicono alla Regione Lazio. Fermo restando che è giusto che l’ente regolatore svolga tutte le verifiche sul prodotto, con meticolosità e perizia, il vaccino di AstraZeneca (per ora autorizzato nel Regno Unito, in Argentina, in Messico e in India) ha vari vantaggi: l’Italia ha già acquistato 40 milioni di dosi e una buona parte è già pronta per la consegna; l’infialamento avviene in uno stabilimento di Anagni, nel Lazio; può essere conservato in un normale frigorifero; si pensa di somministrarlo anche nelle farmacie e dal medico di base.

 

Il nodo

C’è però un problema: durante la sperimentazione è stato usato un dosaggio differente. A una parte dei volontari è stata data per due volte la dose intera e la percentuale di efficacia è stata 62 per cento (sembra bassa, ma per un vaccino è già considerata sufficiente); a un’altra parte è stata invece inoculata prima una mezza dose e, nella seconda iniezione, una dose intera: a sorpresa, in questo modo, l’efficacia è risultata del 90 per cento. Il problema è che la formula “mezza dose-dose intera” è stata per ora sperimentata solo con gli under 55. Le verifiche sono ancora in corso per i più anziani. Per questo è sul tavolo l’ipotesi, a febbraio, se ci sarà il via libera di Ema, di usarlo subito per la vaccinazione di massa agli under 55, in modo da contrastare in modo aggressivo la diffusione del virus. Infine, per marzo-aprile potrebbe arrivare un quarto vaccino (Johnson&Johnson) che ha già cominciato la rolling review (una sorta di verifica in corsa della sperimentazione). Anche questo vaccino è interessante: l’Italia attende oltre 50 milioni di dosi, non richiede temperature bassissime (tra meno 2 e meno 8 gradi può essere conservato per tre mesi). E soprattutto ha un vantaggio straordinario per velocizzare la vaccinazione: prevede una sola dose.
 

Pfizer

Prodotto dall’americana Pfizer e dalla tedesca BioNTech è il primo vaccino autorizzato nella Ue. Ha già avuto il via libera anche nel Regno Unito, negli Usa, ma anche in un’altra lunga lista di paesi come Costa Rica, Ecuador, Cile e Singapore.

 

Moderna

L’Ema e la Commissione europea hanno dato il via libera al vaccino dell’azienda Usa Moderna. Nel resto del mondo il via libera è stato dato anche dagli Stati Uniti (già il 18 dicembre), dal Canada (una settimana dopo) e da Israele (tre giorni fa).

 

AstraZeneca

Sviluppato dall’Università di Oxford, anche con la collaborazione dell’italiana Irbm, è prodotto e commercializzato dalla compagnia anglosvedese AstraZeneca è autorizzato in Gran Bretagna, India, Argentina e Messico

 

J&J

Completato con circa 45.000 partecipanti l’arruolamento per la fase finale della sperimentazione su larga scala del vaccino di Janssen, azienda del gruppo Johnson & Johnson. I dati saranno disponibili entro la fine di gennaio 2021.


Ultimo aggiornamento: Sabato 9 Gennaio 2021, 10:43
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