Cina, «i nostri figli stanno male dopo il vaccino anti-Covid». La denuncia di 2 donne, poi sparite nel nulla

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di Michele Galvani

Repressione, scarse informazioni, allarmi dati in ritardo, dubbi sull'efficacia dei vaccini. Nuove accuse su Wuhan e la Cina. Il 10 gennaio l’ospedale di Wuhan, considerato l’epicentro della pandemia di coronavirus, era strapieno di malati ma il governo cinese «impedì ai medici» non solo di dirlo, ma anche di portare la mascherina. È quanto dichiara per la prima volta un medico dell’ospedale alla Bbc in un nuovo documentario. «La situazione era fuori controllo e siamo andati nel panico», ha spiegato. 

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Al 10 gennaio il governo aveva dichiarato ufficialmente appena 41 casi del nuovo virus Covid-19 e continuava a ripetere che il morbo non poteva trasmettersi da persona a persona. Ecco perché impedirono ai medici di portare le mascherine. Peccato che «tutti sapevamo che si trasmetteva da persona a persona, anche un pazzo l’avrebbe saputo. Questo ci ha gettato in uno stato di confusione e rabbia», la denuncia. Nel giro di pochi giorni, gli infettati diventarono centinaia di migliaia.

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Anche il medico intervistato dalla Bbc spiega che le autorità dell’ospedale gli vietarono di mettere in guardia la popolazione di Wuhan e il paese intero dal pericolo. Analoghi tentativi a fine dicembre da parte dei dottori Li Wenliang e Ai Fen erano finiti allo stesso modo: minacce da parte del comitato di Partito interno all’ospedale, obbligo di tacere e di ritrattare le dichiarazioni fatte in precedenza. Pechino ammise la verità sulla trasmissione del virus soltanto il 20 gennaio ma ormai era tardi. Il 23 gennaio, quando Wuhan entrò in lockdown, l’ospedale centrale di Wuhan riceveva già 2.500 pazienti al giorno. «Molti pazienti avrebbero potuto non morire. Ma noi non potevamo fare nulla, non avevamo risorse a sufficienza», ha spiegato ancora il dottore alla Bbc. «Credo che la vera storia di come è andata vada raccontata. Dobbiamo imparare dagli errori fatti perché tutto ciò non accada di nuovo». Tutto questo mentre in questi giorni una delegazione dell'Oms è proprio a Wuhan per cercare di scoprire le reali origini della pandemia. Compito arduo quanto lungo.

 

Attiviste sparite

Nel frattempo, le autorità continuano a reprimere il dissenso legato alla gestione della pandemia stessa. Mistero infatti sulla «sparizione di due donne»: è quanto ha riportato Chinese Human Rights Defenders (Chrd) nel suo ultimo report sul rispetto dei diritti umani in Cina. Hua Xiuzhen. Secondo "AsiaNews" una donna di Shanghai, è scomparsa il 13 gennaio, dopo essere stata arrestata dalla polizia del distretto cittadino di Yangpu. Hua aveva chiesto più trasparenza dal governo per i programmi di vaccinazione, come quello per il Covid. È la stessa richiesta fatta da He Fangmei, una cittadina dell’Henan sparita dalla circolazione lo scorso ottobre. Entrambe hanno figli rimasti debilitati dopo «l’iniezione di un vaccino difettoso, sono stati male», la loro accusa.

Di loro, ad oggi, non si sa nulla.

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La stretta del governo sulla pandemia ha colpito anche i giornalisti. Zhang Zhan, che ha raccontato il lockdown a Wuhan, è stata condannata a quattro anni di carcere. Dei suoi colleghi Fang Bin e Chen Qiushi non si hanno notizie da tempo. Chen Mei e Cai Wei, due attivisti che hanno provato a conservare informazioni sulla pandemia censurate dalle autorità, sono ancora agli arresti. Anche Xu Zhiyong e Ding Jiaxi sono in prigione per aver criticato il modo in cui Xi Jinping ha gestito l’emergenza sanitaria. Xu e Ding sono due noti esponenti del Movimento dei nuovi cittadini. 

Tra stretti controlli delle forze dell’ordine, i 14 esperti hanno visitato il mercato del pesce di Huanan, dove alcuni suppongono si sia diffuso il virus. Gli investigatori hanno chiesto accesso a due laboratori cittadini di epidemiologia. I familiari delle vittime del Covid-19 a Wuhan esigono di incontrare il team Oms. Il governo cinese si oppone alla richiesta: un ulteriore ostacolo allo svolgimento della missione internazionale.

Oms: tutto bene

La missione del team di super esperti dell'Oms a Wuhan «sta andando molto bene». Lo ha detto Peter Daszak, uno degli scienziati che compongono la squadra arrivata in Cina per indagare sulle origini del coronavirus. Oggi i ricercatori hanno visitato un centro per la prevenzioni delle malattie degli animali nella provincia di Hubei. Domenica hanno invece visitato il mercato di Wuhan. «Abbiamo avuto un incontro molto utile» e «abbiamo parlato con figure chiave dello staff che si occupa di controllare gli animali», ha scritto Daszak sul suo account Twitter.

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Febbraio 2021, 20:12
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