Covid 19, il vaccino in autunno: la sfida sui tempi tra case farmaceutiche
di Flavio Pompetti
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Vaccino Oxford-Pomezia, a settembre 400 milioni di dosi: accordo con multinazionale Astrazeneca. Fondi anche dagli Usa
TRUMP ALL'ASSALTO
I più aggressivi sono gli Stati Uniti di Trump, che già lo scorso marzo avevano alzato la bandiera dell'America First, cercando senza successo di assicurarsi l'esclusiva sulla ricerca della tedesca Cure Vac. Sono tornati all'attacco con la francese Sanofi una settimana fa, il cui ceo Paul Hudson ha in un primo momento riconosciuto il diritto degli Stati Uniti di prelazione del vaccino che sta mettendo a punto con la Glaxo: «Hanno accettato di puntare sul rischio, meritano un ritorno sull'investimento»; e poi ha dovuto ritrattare di fronte alle proteste di Macron. La Warp Speed di Washington messa insieme da Trump con il compito di vincere la corsa, l'ha finalmente spuntata ieri, firmando un accordo con la AstraZeneca: 1,2 miliardi di dollari a stelle e strisce permetteranno al gigante inglese di approntare una struttura produttiva senza precedenti per confezionare un miliardo di dosi del vaccino in fase di studio ad Oxford, prima ancora che i test siano ultimati. Se la scommessa andrà in porto, i primi 300 milioni di dosi prenderanno la strada di Washington ad ottobre, giusto in tempo per l'apertura dei seggi delle presidenziali. A scanso di sorprese gli Usa mantengono intanto il loro finanziamento per la Sanofi, e finanziano i test della Stanford University a Palo Alto, e quelli della Moderna a Boston. Sono anche partner della Jhonson & Johnson nella costruzione in Olanda di una mega fabbrica in allestimento per la produzione straordinaria. La Commissione europea ha firmato l'importante risoluzione Coronavirus Global Response, con la quale i paesi membri garantiscono una distribuzione democratica delle risorse mediche per combattere l'epidemia.
IL RISCATTO CINESE
Ma i 7,4 miliardi di dollari raccolti, tra i quali 140 milioni offerti dal governo italiano, saranno in parte pagati per accaparrare quote di vaccino, come ha già fatto l'esecutivo britannico, che ha consegnato alla AstaZeneca 65,5 milioni di sterline per prenotare 30 milioni di dosi, in consegna addirittura a settembre. Sullo sfondo di questa contesa c'è infine la Cina, forse la più motivata delle tre potenze ad accelerare i tempi della ricerca. Quattro delle 9 licenze di sperimentazione finora concesse sono entro i suoi confini, protette dalla massima segretezza. L'eventuale conquista del primato permetterebbe a Pechino di riscattare l'immagine di untore e ribaltarla in quella di munifico taumaturgo della comunità globale afflitta dall'epidemia, come ha già promesso di fare il presidente Xi.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Maggio 2020, 14:17
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