Vaccini, in Italia già approvati tre diversi sieri: ma siamo partiti tardi. Ecco perché

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di Mauro Evangelisti

Ieri mattina due specialisti sono stati vaccinati all'Istituto Spallanzani. Sono due esperti dell'Ema, che devono partire per la Russia. La loro missione è ispezionare gli stabilimenti dove si produce il vaccino Spuntik 5, in vista dell'autorizzazione da parte dell'agenzia del farmaco europeo. Ma servirà molto tempo. Qualche ora prima, negli Stati Uniti, la Fda (l'agenzia regolatoria americana) ha autorizzato un altro vaccino, sviluppato dal colosso Johnson&Johnson, su cui ci sono molte aspettative, perché garantisce la protezione con una sola dose. E l'Europa? Ema si pronuncerà a metà marzo, probabilmente l'11, e per la quarta volta arriverà in ritardo rispetto ad americani o britannici. Partire dopo significa vaccinare più tardi, mettere nel conto anche un numero di morti significativo, persone che si sarebbero salvate se fossero state immunizzate prima. Va anche detto che autorizzare un vaccino troppo in fretta e senza le necessarie verifiche scientifiche, è pericoloso. Ema ha scelto la strada della massima cautela.

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Le date però parlano chiaro: il Regno Unito ha autorizzato il primo vaccino - Pfizer-BioNTech - il 2 dicembre 2020, l'Unione europea il 21 dicembre; gli Stati Uniti hanno detto sì al vaccino dell'americana Moderna il 18 dicembre, l'Unione europea il 6 gennaio. Per AstraZeneca il Regno Unito ha dato il via libera il 30 dicembre, l'Unione europea il 29 gennaio. Infine, Johnsons&Johnson: gli Usa dicono sì il 27 febbraio, l'Europa l'11 marzo. Dobbiamo preoccuparci? «No - replica il dottor Roberto Ieraci, referente scientifico per le vaccinazione dell'Asl Roma 1 e dell'Unità di crisi della Regione Lazio - l'Ema giustamente agisce con estrema serietà, valutando con attenzione tutti passaggi della sperimentazione. Il problema non sono i tempi delle autorizzazioni, ma il collo di bottiglia per la carenza delle dosi. Ad aprile-maggio probabilmente sarà risolto. E dobbiamo mandare messaggi chiari alla popolazione: tutti i vaccini autorizzati sono efficaci e sicuri, non ha senso la diffidenza su determinati prodotti».
Al momento in Italia ci sono tre vaccini già autorizzati e utilizzati, e un quarto in arrivo. Altri tre sono attesi prima dell'estate.

 


PFIZER-BIONTECH
Dopo un'incertezza iniziale delle forniture, oggi Pfizer garantisce invii regolari, nell'ordine di 500-600 mila dosi settimanali. Sviluppato dalla tedesca BioNTech, in collaborazione con la multinazionale americana Pfizer, deve essere conservato a temperature inferiori a meno 70 gradi, anche se di recente questa indicazione è stata rivista, il limite è di meno 25 gradi. In Italia per ora è riservato agli over 80, ha una efficacia del 95 per cento. Sfrutta l'innovativa tecnica dell'RNA messaggero: il vaccino, dopo che viene iniettato, fa sì che le cellule producano la proteina Spike che causa la risposta del sistema immunitario. Risulta efficace con le varianti, ma gli anticorpi hanno una minore efficacia con la B.1.351 (la sud africana) e si sta già lavorando a un booster, un rafforzamento. In Italia sono attese in totale 50 milioni di dosi.
MODERNA
Stessa tecnologia innovativa (RNA messaggero), efficacia secondo i dati della sperimentazione al 94,5 per cento; è prodotto da una azienda di Boston che ha ricevuto 1 miliardo di dollari di finanziamenti dal governo Usa. Per questo, in Europa non sono previsti grossi quantitativi. L'Italia prevede la consegna di 10 milioni di dosi entro la fine di settembre, più altri 10 nell'ultimo trimestre del 2021.

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ASTRAZENECA
Su questo vaccino - sviluppato dall'Università di Oxford in collaborazione con l'Irbm di Pomezia e prodotto dalla multinazionale anglosvedese AstraZeneca - un corto circuito delle comunicazione, ma anche delle agenzie regolatorie, ha alimentato una ingiustificata diffidenza. L'efficacia di due dosi (la seconda a 12 settimane dalla prima) è dell'82,4 per cento, ma se si guarda alla riduzione della malattia grave il risultato è al 100 per cento. Inizialmente in Italia è stato fissato il limite dei 55 anni, poi alzato a 65; probabilmente sarà eliminato, sull'esempio del Regno Unito dove sta dando ottimi risultati. Non richiede la catena del freddo. Spiegano all'Istituto superiore di sanità: «Utilizza come vettore una versione indebolita dell'adenovirus dello scimpanzé, che contiene il materiale genetico della proteina spike del Sars-Cov-2, che permette di infettare la cellula. Il sistema immunitario si attiva contro la proteina e produce degli anticorpi». Risulta meno efficace sulla variante sudafricana, ma protegge comunque dalla malattia. In linea teorica l'Italia attende 40,1 milioni di dosi, ma per ora l'azienda ne ha garantite 5 entro la fine di marzo (anche se gli invii non sono regolari) e punta a spedirne 20 entro la fine di giugno.
JOHNSON & JOHNSON
Altra multinazionale americana che ha ricevuto massicci finanziamenti dal governo Usa; ha prodotto il vaccino anti Covid utilizzando un adenovirus (Ad26) che aveva già consentito di svilupparne uno per Ebola.

In Sud Africa, per fermare la variante, hanno preferito questo farmaco. In generale l'efficacia è del 72 per cento, ma il fatto che sia mono dose è un grande pregio. L'Italia spera di riceverne in totale 26,5 milioni di dosi, di cui 7,3 tra aprile e giugno. Sarà autorizzato da Ema - salvo sorprese - l'11 marzo.

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CUREVAC
Il Chmp (Comitato dei medicinali per l'uomo) dell'Ema il 12 febbraio ha annunciato di avere avviato la rolling review, vale a dire la revisione dei dati man mano che arrivano dalla sperimentazione, per il vaccino CVnCoV prodotto dalla tedesca Curevac. Spiegano all'Ema: «CVnCoV contiene una molecola chiamata RNA messaggero che ha le istruzioni per produrre la proteina spike. Quando una persona riceve il vaccino, alcune delle sue cellule leggeranno le istruzioni dell'mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona riconoscerà quindi questa proteina come estranea e produrrà anticorpi». Non è certo quando e se arriverà l'autorizzazione, ma si parla della fine di aprile-inizio maggio. Curevac, che ha promesso 225 milioni di vaccini alla Ue, di cui 29 all'Italia, è divenuta nota quando un anno fa Trump tentò di convincerla, senza riuscirci, a trasferirsi negli Usa. Ha anche collaborato con Elon Musk per la realizzazione di mini fabbriche, mentre l'8 gennaio ha annunciato la collaborazione con il colosso Bayer. Ad oggi non è ancora nota l'efficacia.

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NOVAVAX
La revisione dei dati della sperimentazione in Ema è cominciata il 3 febbraio, dunque anche in questo caso bisognerà attendere almeno un paio di mesi. Si legge sul sito dell'Aifa: «Si tratta di un vaccino a base proteica contenente minuscole particelle ottenute da una versione prodotta in laboratorio della proteina spike, presente sulla superficie del coronavirus SARS-CoV-2. Contiene anche un adiuvante, una sostanza che contribuisce a rafforzare le risposte immunitarie al vaccino». Anche in questo caso l'efficacia deve ancora essere definita, ma si ipotizza che sia poco sopra l'89 per cento sulla maggior parte delle varianti, esclusa la sud africana. La casa produttrice ha sede negli Usa, nel Maryland, e ha ricevuto 1,6 miliardi di dollari di finanziamenti dal governo americano. Non rientra tra i vaccini acquistati inizialmente dalla Ue, ma la commissione europea tre settimane fa ha spiegato: «Abbiamo concluso colloqui esplorativi con le aziende farmaceutiche Novavax e Valneva, finalizzati all'acquisto rispettivamente di un massimo di 200 milioni di dosi e di un massimo di 60 milioni di dosi». Valneva è un produttore francese il cui vaccino è ancora però alla fase 2 della sperimentazione, dunque non è imminente.

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SPUTNIK 5, SINOVAC E REITHERA
Il primo è russo. Se ne sta parlando molto perché i dati pubblicati su Lancet parlano di una efficacia al 90 per cento; alcune Regioni, a partire dal Lazio, spingono perché venga autorizzato in fretta, ma Ema chiede almeno 2-3 mesi per completare le verifiche. Utilizza due adenovirus differenti. Anche con i produttori del cinese Sinovac il confronto con Ema è iniziato, l'efficacia dichiarata però è appena sopra il limite del 50 per cento. Infine, c'è molta attesa per il vaccino sviluppato in Italia da ReiThera: ha ricevuto finanziamenti dal nostro governo e ha iniziato la fase 2/3 di sperimentazione allo Spallanzani (ma non solo), se tutto va bene avrà il via libera a fine estate. Altre due aziende italiane, la laziale Takis Biotech e la lombarda Rottapharm, oggi faranno partire la fase 1 della sperimentazione a Monza per un nuovo vaccino anti Covid.

 

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Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Febbraio 2023, 03:49
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