Vaccinati e reinfettati: i ritardi nella campagna favoriscono i contagi tra immunizzati e le varianti

Vaccini, le dosi non bastano a frenare le varianti

di Mauro Evangelisti

I vaccini proteggono dalla malattia grave con percentuali vicine al 100 per cento, come conferma ad esempio l’esperienza di Israele. Ma una parte di coloro che hanno ricevuto la doppia dose si infetta. Si tratta di una quota bassa (e dati consolidati non ci sono), ma comunque significativa su cui bisogna ragionare.

Osserva il professor Vittorio Sambri, direttore dell’Unità operativa di Microbiologia dell’Ausl Romagna: «Noi abbiamo l’esperienza degli operatori sanitari e, tra di loro, si sono verificati casi di infezioni nonostante il vaccino. Tutti con sintomi estremamente lievi, sia chiaro. Ma questo ci deve richiamare a una urgenza: bisogna vaccinare il più in fretta possibile, perché dobbiamo evitare di consentire che il virus circoli e produca nuove mutazioni che possano aggirare il vaccino. Prima vacciniamo, prima mettiamo il virus con le spalle al muro». Semplificando: visto che i casi di infezione dopo la vaccinazione non sono frequenti, immunizzare la maggioranza della popolazione riduce notevolmente le possibilità che il virus passi da un soggetto all’altro, mutando.

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Focolai

Avere ben chiaro che la possibilità che un soggetto risulti positivo nonostante la doppia dose serve anche ad affrontare con serietà situazioni come quella di Fiano Romano, in provincia di Roma: in una Rsa tre operatori “no vax” si sono contagiati e con loro 27 ospiti. Tra gli anziani infetti, 15 erano vaccinati e 12 non avevano voluto l’iniezione. Bene, tra i 15 nessuno ha sviluppato la malattia, tra i 12 ci sono stati invece casi molto gravi. E in questo caso si parla comunque di soggetti molto fragili. Altro esempio: all’ospedale di Abbiategrasso, nel Milanese, positivi 7 infermieri vaccinati a gennaio con due dosi Pfizer. Solo due con sintomi lievi (alterazione del gusto, cefalea e raffreddore), gli altri sono asintomatici. «Il messaggio - dice Nicola Mumoli, primario di Medicina degli ospedali di Magenta e Abbiategrasso - è che il vaccino va fatto velocemente e ad ampio raggio. Ora, sette giorni dopo la positività, gli infermieri stanno tutti bene». «La nostra esperienza quotidiana di laboratorio conferma questo scenario - conclude il professor Sambri - una percentuale, sia pure bassa, di persone che si contagiano nonostante il vaccino esiste, però senza malattia».

In fondo, questo è ciò che importa: evitare che Sars-CoV-2 causi altri morti o mandi altre persone in terapia intensiva. Molti scienziati sono convinti che il virus resterà endemico, nonostante i vaccini. Richiederà, come avviene ogni anno con l’influenza, un nuovo ciclo di vaccinazioni ogni anno adattando il farmaco alla mutazione del virus. Resta un dubbio: ha senso continuare a parlare di passaporto sanitario visto che comunque ci sarà una quota di persone che, anche se vaccinata, potrà essere infettata e potenzialmente potrà trasmettere il virus? «Bisogna essere prudenti - replica il professor Sambri - perché ad oggi non ci sono studi consolidati e forse dovremo aspettare l’esito della grande ricerca su questo tema che sta conducendo negli Stati Uniti il professor Fauci. Questo premesso, ci sono tutti i presupposti per ritenere che tra i vaccinati che si infettano difficilmente ci può essere un super diffusore, molto probabilmente la loro capacità di trasmettere è assai ridotta. Però bisogna continuare a vigilare e per questo nei nostri ospedali ciclicamente effettuiamo i tamponi agli operatori sanitari e chiediamo loro di indossare la mascherina, anche se sono stati vaccinati. Ma ripeto: ciò che conta ora è vaccinare molto in fretta, per raggiungere un’alta percentuale di popolazione protetta». Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, conferma che tra i vaccinati esiste una quota di persone che possono infettarsi, ma è esigua: «Il numero di nuovi casi tra operatori sanitari rimane basso, a conferma dell’efficacia delle vaccinazioni. C’è anche una decrescita dei casi tra gli over-80, sempre conseguenza delle vaccinazioni».

Consegne

Ma a che punto siamo con la consegna delle dosi? Ieri sono arrivate in Italia 1,3 milioni di fiale del vaccino anti-Covid di AstraZeneca. Dunque, per un po’ di giorni su questo fronte le Regioni sono coperte. Ma preoccupa la promessa di appena 8 milioni di dosi (per i quattro vaccini autorizzati) da qui alla fine del mese. Su questo il sottosegretario alla sanità, Pierpaolo Sileri, intervistato da Sky Tg24, assicura: «Nel primo trimestre sono state date alle Regioni 14 milioni di dosi e ne sono state somministrate circa 11 milioni. Nel mese di aprile le dosi saranno 8 milioni, quindi il trend mensile continua a crescere. Si potrà arrivare a mezzo milione di dosi al giorno per la fine di aprile».

 

Ultimo aggiornamento: Domenica 4 Aprile 2021, 09:07
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