Tumori, la pandemìa di Covid frena le ricostruzioni del seno dopo la mastectomia: così si ritarda la guarigione

Tumori, la pandemìa frena le ricostruzioni del seno dopo la mastectomia: così si ritarda la guarigione

Una donna su 8 è colpita dal tumore al seno, il 30% si sottopone ad una mastectomia e solo per la metà di queste la ricostruzione avviene immediatamente. Le pazienti rinunciano oppure vengono sottoposte a interventi successivi che diventano più complessi. Il quadro italiano è estremamente variabile di regione in regione con picchi di oltre il 90% di ricostruzioni contestuali e situazioni invece prossime allo zero.

E la pandemia ha creato ulteriori rallentamenti, un incremento delle liste d'attesa e nuovi dubbi e timori femminili che contribuiscono a far rinunciare le donne a recuperare integralmente la propria vita. A tracciare il quadro è il comitato promotore e le firmatarie del Progetto Donna X Donna, che riunisce 75 specialiste in chirurgia plastica e chirurgia senologica delle principali Breast Unit italiane e che, anche quest'anno, hanno selezionato 30 dubbi e paure femminili sulla ricostruzione del proprio seno dopo il tumore, raccolti nelle visite specialistiche effettuate nei reparti ospedalieri della penisola nei mesi scorsi. Le domande sono state pubblicate su Donna x Donnà edizione 2020/2021. Il volume, disponibile nelle principali breast unit italiane, è sfogliabile sul sito www.beautifulafterbreastcancer.it.

A coordinare il progetto è l'associazione Beautiful After Breast Cancer Italia Onlus (Babc). «Nel lockdown di marzo a livello nazionale sono state seguite le linee guida europee che raccomandavano di rimandare questo tipo di intervento in un periodo successivo all'emergenza ma la ricostruzione immediata fa parte del gold standard per le pazienti che necessitano di mastectomia e i benefici superano di gran lunga quelli dello stesso intervento eseguito in un secondo momento», afferma Marzia Salgarello, Direttore reparto di chirurgia plastica della Fondazione Policlinico universitario A.Gemelli di Roma. 

Seppure la proporzione delle ricostruzioni mammarie contestuali all'intervento demolitivo per tumore al seno sia migliorata nel tempo, passando dalla media nazionale del 41,08% del 2012 a quella del 51,54% del 2018 (Agenas 2019) il quadro mostra una notevole eterogeneità nel comportamento delle strutture ospedaliere con proporzioni che variano dallo 0% al 95,25%, mostrando il sud Italia più svantaggiato.

Umbria e Toscana registrano più del 70% di ricostruzioni contestuali, mentre in Basilicata il valore medio regionale è poco al di sopra del 20%.

La Calabria non possiede Breast Unit e, nonostante la normativa in corso lo preveda per tutte le regioni, i dati sono prossimi allo 0. Le differenze sono importanti anche all'interno di regioni con valori medi in linea o superiori al valore medio nazionale: il Veneto, con proporzioni che variano dal 17,2% al 100%, è la regione con la maggiore eterogeneità interna. In Campania, inoltre, si registrano proporzioni che vanno dall'1,13% al 75,93%. Il Friuli Venezia Giulia oscilla fra il 20 ed il 45%, restando al di sotto della media nazionale. 


Ultimo aggiornamento: Domenica 29 Novembre 2020, 21:59
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