Tumore al seno, la rivoluzione che fa sperare: «Cura senza chemioterapia»

L'annuncio dell'oncologo Paolo Veronesi a una platea di donne in terapia o guarite.

Tumore al seno, la rivoluzione che fa sperare: «Cura senza chemioterapia»

di Carla Massi

L'annuncio è stato dato in modo informale, dal palco del teatro Manzoni a Milano. In platea, donne guarite o ancora in cura per cancro al seno. Affiancate da Jovanotti, lì per raccontare l'esperienza di sua figlia Teresa, 22 anni, colpita e guarita da un linfoma di Hodgkin.
Un incontro conviviale, diviso tra solidarietà, dolore e speranza, quello organizzato dall'Istituto europeo di oncologia. L'appuntamento annuale Ieo per le donne venne ideato nel 2007 da Umberto Veronesi.

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I TRATTAMENTI
«Nel periodo della pandemia non ci siamo potuti vedere ma la ricerca non si è fermata. Anzi è andata così avanti da permetterci di prevedere nuove strategie di cura contro il tumore al seno. Una patologia che, solo in Italia, colpisce ogni anno 55 mila pazienti. Vogliamo - spiega Paolo Veronesi, Direttore del Programma senologia Ieo - arrivare a curare in maniera il più possibile soft. Sempre più efficace ma evitando il più possibile i trattamenti invasivi come la chemioterapia. Ci stiamo avvicinando grazie alle cure biologiche, l'immunoterapia e le terapie endocrine. Questo futuro non è poi così lontano».
Oggi la chemioterapia è ancora un'arma fondamentale per evitare le recidive del tumore al seno (soprattutto quando la malattia è scoperta in fase avanzata) ma in molti casi è già possibile farne a meno.
L'obiettivo, che sembra realizzabile, è quello di estendere alla stragrande maggioranza delle pazienti una terapia meno pesante da sopportare. Due le ragioni che, negli ultimi anni, sono state protagoniste del cambiamento: la diagnosi precoce strettamente legata alla prevenzione e la possibilità di valutare il profilo genomico del tumore, grazie alla quale si può prevedere l'aggressività della neoplasia e la sua sensibilità alla chemioterapia. Test genomici che, nonostante a luglio scorso il Ministro della Salute abbia sbloccato dei fondi per renderli gratuiti in tutte le Regioni, stentano ancora a decollare. Ed essere disponibili in tutti i centri oncologici.
«I test genomici per il tumore al seno sono esami estremamente efficaci che possono evitare l'utilizzo di chemioterapie inutili - spiega Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro - Ma, ricordiamo, non possono essere somministrati a tutte le pazienti. L'indicazione è solo per quelle considerate a rischio intermedio e con un tumore allo stadio iniziale. Si tratta di circa 10 mila casi l'anno in Italia».
Il post-Covid, dunque, sembra inaugurare una nuova era per la cura del tumore al seno.

Dopo la rivoluzione della chirurgia meno invasiva grazie ai trattamenti pre-operatori, che permettono sempre più spesso di conservare il seno ed anche i linfonodi ascellari. «Anche se questi - fa sapere Paolo Veronesi risultavano malati prima del trattamento anche grazie alla biopsia del linfonodo sentinella».


LA RIVOLUZIONE
Nella terapia medica, secondo il gruppo di lavoro dell'Ieo, c'è stato un vero e proprio cambio di prospettiva.
«La metastasi - aggiunge Veronesi - non è più una condanna e la chemioterapia, che a volte spaventa le donne quanto la malattia, viene sempre più di frequente sostituita con farmaci mirati sul profilo genico del tumore. Per esempio nei tumori ormono-dipendenti a bassa proliferazione cellulare che dipendono dagli estrogeni si utilizzano farmaci antiestrogenici senza chemioterapia. Nei tumori definiti HER2 positivi si interviene con terapie basate su anticorpi monoclonali, normalmente ancora associati alla chemioterapia, ma l'obiettivo per questi tumori sarà sostituirla del tutto con i monoclonali. È ragionevole porsi l'obiettivo di una terapia chemio-free per il seno».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 11 Ottobre 2021, 12:47
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