Fase 2, Merler: «Non ci sono dati sull’effetto-riaperture, bisogna aspettare un’altra settimana»
di Mauro Evangelisti
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Professor Merler, qual è la differenza tra R0 e Rt?
«R0 è il numero di casi secondari generati da un individuo a inizio epidemia, il numero medio ovviamente. Quindi quando l’epidemia è più o meno libera, senza misure di contenimento. RT è più o meno la stessa cosa, ma calcolata nel tempo: è il numero medio di casi secondari generata da ogni individuo infetto in un certo tempo. Rt si differenzia da R0 perché ci dà una indicazione a oggi, tenendo conto degli interventi. E ci consente di avere un quadro dell’efficacia degli interventi: se R0 era a 3 ed RT a oggi è a 0,5 abbiamo ridotto di sei volte il numero di infezioni. Oggi Rt ci dà indicazioni su quanto possiamo aumentare i contatti sociali, pur restando sotto a 1. Siccome siamo vicini a 0.5, possiamo quasi raddoppiare i contatti, in qualche modo».
Come si calcola?
«Il calcolo è elementare, ma non è facile spiegarlo. Un esempio banale: consideriamo una malattia che non esiste, mi ammalo oggi e trasmetto solo domani. Bene, la trasmissibilità sarà il rapporto tra i casi che vedrò domani e quelli che ho visto oggi. In altri termini: i casi di domani saranno determinati da quante persone trasmettono (e sono gli infetti di oggi) moltiplicato per la trasmissibilità. Dunque, facendo il percorso a ritroso, si fa la divisione tra i casi di domani e i casi di oggi. Ovviamente, il calcolo reale è più articolato, perché il Covid non si trasmette solo un giorno».
Come mai regioni che hanno una situazione molto tranquilla hanno un Rt alto? Non è fuorviante?
«Questo è solo uno dei 21 indicatori, racconta una parte della storia, ma non tutta. Quando siamo in una zona a poca incidenza, l’indicatore di Rt ha un margine maggiore di approssimazione. La statistica è così, normalmente: quando ci sono poco dati, l’incertezza è più alta, c’è grande variabilità statistica. Ipotizziamo una regione con 1 o 2 casi: se ti arriva un focolaio in una Rsa, il nostro calcolo si limita a vedere che i casi crescono, quante persone infettate ci sono in media. Se una sola persona ne infetta 3, l’Rt è 3. Eppure il dato assoluto resta basso. Per questo quell’indicatore va visto insieme a tutti gli altri, perché in una regione con moltissimi casi attuali, anche a fronte di una crescita sostenuta, comunque l’Rt risulta più basso di quella che passa da 1 a 3. Resta l’utilità dell’Rt: aiuta a vigilare e a intervenire prontamente».
In Germania, riaprendo, hanno visto l’Rt salire di poco sopra l’1. Ma non c’è stato il “panico da Rt”.
«Quello che è importante è vigilare, se va a 1,1 non è di per sé un dramma, bisogna però poi prendere quegli interventi correttivi per riportarlo sotto. L’importante è che non sia un trend costante per cinque mesi. E non è una classifica, è un indicatore che ci aiuta, ma può essere meno preoccupante la situazione di una regione con pochi casi e l’Rt appena sopra soglia, di un’altra che è sotto il valore di 1, ma ha moltissimi casi».
I dati della tabella della protezione civile a quando sono riferiti?
«Noi non lavoriamo su quei dati, ma su quelli del sistema integrato dell’Istituto superiore di sanità. Questo premesso, i dati delle tabelle della Protezione civile sono necessariamente riferiti al passato. Passa del tempo tra inizio dei sintomi, esecuzione dei tamponi, conferma. Si può arrivare fino a 20 giorni: vi sono persone che si sono infettate tre settimane fa, si sono ammalate diversi giorni dopo. Anche l’Rt che calcoliamo noi è riferito a due settimane fa. Per questo dico che è solo uno degli indicatori. L’Rt che vediamo oggi ancora non riflette l’effetto delle riaperture del 4 maggio. Il dato delle ospedalizzazioni è importante e forse più immediato, ma a livello statistico ha un limite: rappresenta una minoranza di chi è stato infettato. Se si potesse aspettare la statistica perfetta, sarebbe meglio riaprire tra una o due settimane, perché avremo un quadro preciso dell’effetto del 4 maggio. Ma ovviamente non si può fare. Quello che conta oggi è una vigilanza attenta del territorio, dobbiamo essere pronti a intervenire su ogni focolaio».
Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Maggio 2020, 11:13
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