La quarta ondata del Covid, ancora più allarmante a causa della nuova variante Omicron, spinge la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a evocare l’obbligo vaccinale. Ma la risposta del governo italiano, mentre Confindustria si schiera a favore, è un cortese “no grazie”. Perché l’Italia, rispetto all’Austria, alla Germania e alla Grecia dove l’obbligatorietà del vaccino è ormai alle porte, «ha assunto per tempo, e prima di tutti gli altri Paesi europei, le misure più rigorose per fronteggiare la pandemia», spiega un’alta fonte dell’esecutivo. E perché, «con il Super green pass che deve ancora entrare in vigore e che rappresenta un obbligo vaccinale indotto», aggiunge un ministro che segue il dossier, «non ha senso parlare di ulteriori misure come l’obbligatorietà del vaccino, che resta una extrema ratio e al momento un’ipotesi remota». Tanto più che «siamo tra i Paesi con le percentuali più alte di immunizzati e dunque l’obbligo avrebbe un impatto limitato: l’87,4% degli italiani ha fatto almeno una dose e l’84,5% il ciclo vaccinale completo. In Germania sono venti punti sotto, al 68%».
Italia sopra quota 100 morti
Eppure, in Italia ieri si è arrivati a 103 decessi, il dato più alto dal 28 maggio scorso.
«Fino a due o tre anni fa non lo avrei mai pensato, ma è tempo di discutere sull’obbligo vaccinale», ha esordito la von der Leyen a Bruxelles in una conferenza stampa dedicata all’emergenza Covid. Per poi spiegare però che la competenza non è della Commissione europea, «ma degli Stati membri, quindi non sta a noi dare raccomandazioni». «Ma se mi si chiede la mia posizione personale, dico che abbiamo una pandemia in corso, abbiamo i vaccini che salvano vite e che non vengono usati adeguatamente ovunque, e questo ha un costo sanitario enorme», ha aggiunto la presidente della Commissione Ue. Ancora: «Abbiamo un terzo della popolazione europea che non è vaccinata, sono 130 milioni e sono molti. Quindi è comprensibile e opportuno avviare adesso il dibattito su come pensare a introdurre un vaccino obbligatorio nell’Unione europea».
Le parole della von der Leyen sono state accolte dal governo italiano senza stupore: «La presidente della Commissione, che è tedesca, inevitabilmente risente del dibattito che si è aperto in Germania dove il futuro cancelliere Scholz ha intenzione di imporre da febbraio l’obbligo del vaccino», spiega un’altra fonte dell’esecutivo, «ma per noi, anche se pure Austria e Grecia stanno andando in quella direzione, questo tema non è all’ordine del giorno».
Non lo è, si diceva, in quanto Mario Draghi non senza problemi (Matteo Salvini e i ministri della Lega hanno espresso ufficialmente una «riserva») appena la settimana scorsa ha varato il Super Green pass.
Il sì di Bonomi
Carlo Bonomi, presidente degli industriali, non la pensa allo stesso modo. Al contrario del governo il capo di Confindustria, come del resto i sindacati, tifano per un obbligo tout court. La ragione: «Così come è strutturato oggi, il Super green pass non ci convince molto, perché più metti delle particolarità all’interno della misura più diventa difficile applicarla. Quindi, credo che bisogna prendere atto che c’è una recrudescenza dei numeri della pandemia e andare verso un obbligo vaccinale, con tutte le difficoltà» che ne conseguono, a partire dal «come lo rendi obbligatorio». Sulla stessa linea di Bonomi c’è ci sono il Pd (se fosse per noi il vaccino sarebbe già obbligatorio», dice Francesco Boccia) e i governatori di Sicilia e Liguria, Nello Musumeci e Giovanni Toti: «Ad agosto per primo avevo proposto, provocando non poche reazioni, l’obbligo vaccinale per gli over 50, le persone che rischiano di più con il Covid e che riempiono i nostri ospedali. Non perdiamo altro tempo: bisogna sollecitare al più presto i cittadini che ignorano gli appelli e le motivazioni scientifiche a vaccinarsi. La libertà è sacra, ma non illimitata». Nicola Zingaretti, presidente del Lazio, invece indica «la persuasione» come «strada maestra».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Dicembre 2021, 08:30
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