Vaccino, Pfizer annuncia piano per limitare i ritardi a 7 giorni

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Vaccino, Pfizer e BioNTech provano a rassicurare l'Europa. Le nuove forniture del loro vaccino anti-Covid, garantiscono, tarderanno solo di una settimana. Uno scarto minimo rispetto allo slittamento di 15-20 giorni temuto dai governi dell'Unione, che ieri hanno reagito con irritazione e minacce di azioni legali di fronte al cambio di programma annunciato dalle due società farmaceutiche. Dal canto suo il commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri, ha chiesto subito il rispetto dei contratti, ma intanto l'Italia lunedì riceverà un carico con il 29% in meno delle 470 mila fiale pattuite, preceduto oggi da un messaggio distensivo.

A meno di 24 ore dalla comunicazione che ha aperto un caso diplomatico-commerciale mondiale, Pfizer e BioNTech oggi hanno infatti annunciato un piano per ridurre a una settimana i ritardi nelle consegne, che «permetterà di aumentare la capacità di produzione in Europa e di fornire molte più dosi nel secondo trimestre». Il rallentamento serve per adeguare l'impianto belga di Puurs a un ritmo produttivo superiore, riprendendo il «calendario iniziale di distribuzione all'Ue a partire dalla settimana del 25 gennaio, con un aumento delle consegne dalla settimana del 15 febbraio».

«In un paio di settimane la catena produttiva potrebbe partire rafforzata per fare fronte alla richiesta mondiale», è convinto Guido Rasi, docente di microbiologia dell'Università di Tor Vergata e già direttore generale dell'Ema, l'Agenzia europea del farmaco.

La campagna vaccinale in Italia rischia di incepparsi

 

L'allarme al momento pare rientrato ma, se il 25 gennaio il programma di consegne non riprenderà regolarmente, la campagna vaccinale in Italia rischia di incepparsi prima della fase dedicata agli ultraottantenni. A proposito di questi ultimi, Pfizer e BioNTech si trovano anche a dover approfondire le cause delle 23 morti fra persone anziane e fragili «associate alla vaccinazione anti-Covid» registrate dall'agenzia del farmaco norvegese. «Reazioni comuni ai vaccini con mRna, come febbre e nausea, potrebbero aver contribuito ad un esito fatale in alcuni pazienti fragili e anziani con malattie pregresse acute», ha dichiarato l'Agenzia norvegese che però, secondo Pfizer, ha definito «il numero degli incidenti finora non allarmante e in linea con le previsioni».

Va ricordato che c'erano persone di 80 e 90 anni fra le decine di migliaia di volontari su cui sono stati testati entrambi i vaccini autorizzati in Ue, Pfizer-BioNtech e Moderna, ma il partecipante medio alla sperimentazione era sui 50 anni.

«Massima attenzione nel monitoraggio della situazione ma al momento non esistono ragioni di allarme per quanto accaduto in Norvegia - chiarisce il presidente del Comitato scientifico sorveglianza vaccini istituita da Aifa (Agenzia italiana del farmaco), Vittorio Demicheli -. Non ci sono indizi che ci facciano dubitare della scelta fatta. Stiamo proteggendo i più fragili con il prodotto migliore che abbiamo». In Italia ci sono 4,4 milioni di over 80, 13,4 milioni di persone fra i 60 e i 79 anni e 7,4 milioni con una patologia cronica, come descritto nel piano strategico vaccinale di dicembre, in cui si stimavano 28,2 milioni di dosi nel primo trimestre del 2021. Per ora, fra Pfizer e Moderna, ne sono arrivate meno di un milione e mezzo (il 71% delle quali utilizzate), e si spera soprattutto nel via libera per il vaccino di AstraZeneca, che ha maggiore stabilità e non richiede temperature molto basse per la conservazione e il trasporto. «È molto difficile che arrivi prima del 29 gennaio», ha precisato Marco Cavaleri, responsabile della Strategia vaccini dell'Ema, spiegando che «può essere un'opzione» l'approvazione solo per la popolazione under 55, visto che «i dati sugli anziani, a questo punto, sono molto limitati».

Cavaleri ha inoltre sottolineato che la seconda dose dei vaccini va somministrata «in tempi il più vicini possibile a tre settimane». Per chi ha partecipato al V-Day del 27 dicembre da domani iniziano i richiami - a partire dallo Spallanzani di Roma dove tutto iniziò -, per cui in varie regioni si dovrà ricorrere al 30% di fiale Pfizer lasciato come scorta o direttamente a Moderna, comunque compatibile.

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Il caso della Campania

Il calo della fornitura dei vaccini da parte di Pfizer, dunque, colpirà anche la Campania ma la Regione ha avuto rassicurazioni sulla decisione dell'industria farmaceutica di riprendere la spedizione normale a partire dalla settimana del 25 gennaio. «Stamattina - spiega all'ANSA Ugo Trama, dell'Unità di Crisi della Regione Campania - Pfizer ha comunicato un piano per non ridurre le quantità consegnate all'Europa, e infatti anche io ho avuto un contatto con un responsabile della Pfizer che mi ha rassicurato. Evidentemente le pressioni del commissario Arcuri hanno avuto effetto. Ieri anche il presidente della Regione De Luca aveva avuto un contatto con Arcuri per esprimere la preoccupazione della Campania».

Consegna ridotta

Una riduzione ci sarà dunque nella consegna a inizio settimana: era previsto l'arrivo di 36.000 dosi, ne arriveranno circa 32.000. Un calo che non preoccupa l'Unità di Crisi a patto che dal 25 gennaio tornino le dosi pattuite. «Le rassicurazioni ricevute - spiega Trama - sono importanti perché in caso di un forte slittamento delle consegne avremmo dovuto rallentare la somministrazione della prima dose di vaccino per conservare quello necessario per il richiamo a chi l'ha già fatto. Ora invece possiamo tornare nella piena programmazione e speriamo che per metà febbraio si possa passare alla fase due».


Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Gennaio 2021, 19:14
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