Covid, «nebbia nel cervello» tra gli effetti a lungo termine: ricerca del centro Alzheimer

«Nebbia nel cervello» tra gli effetti a lungo termine: ricerca del centro Alzheimer

di Lorena Loiacono

La nebbia nel cervello, secondo gli esperti, rientra tra gli effetti a lungo termine del Covid: molti pazienti, guariti dal Covid, mostrano infatti di aver subito conseguenze post-covid anche a livello cognitivo. Un impatto sulla salute che può manifestarsi anche mesi dopo la guarigione. Diversi studi sono stati infatti presentati alla conferenza internazionale dell'Alzheimer's Association. Dove si è parlato, quindi di "nebbia cerebrale" e altri disturbi cognitivi che si manifestano anche diversi mesi dopo il recupero: ne sono maggiormente colpiti i pazienti anziani, già interessati da disturbi cognitivi. Tra questi sintomi ci sono dunque disturbi della concentrazione, confusione, dimenticanza e altri preoccupanti segni di perdita di memoria. Gli studi verranno portati avanti anche per capire se poi, nel tempo, questi disturbi passano e restano anche negli anni. Il limite temporale, nel caso del Covid, mette ovviamente in dubbio le ripercussioni sul fisico: temporanee o permanenti.

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«Una gran parte dei nostri pazienti nel programma di recupero Covid – ha affermato il dott. Thomas Gut, direttore del Centro di recupero post-Covid presso lo Staten Island University Hospital - mostra segni e sintomi cognitivi molto tempo dopo che la fase infiammatoria del Covid è passata. In genere vediamo molti pazienti con malattia predominante naso-faringea tornare da noi con più deficit neurocognitivi. Molti dei cambiamenti cognitivi che vediamo rispecchiano in molti modi il morbo di Alzheimer o il disturbo da stress post-traumatico. Ciò che sta diventando più chiaro è che la gravità dell'infezione acuta non indica necessariamente i cambiamenti neurocognitivi che ne deriveranno dopo che la fase acuta sarà passata. Abbiamo infatti molti pazienti che hanno avuto un'infezione lieve o una malattia che hanno molta difficoltà con la memoria o con i cambiamenti del comportamento».

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IL VACCINO FONDAMENTALE - «Mentre lavoriamo insieme per comprendere ulteriormente gli impatti duraturi di Covid-19 sul cervello – ha dichiarato Maria Carrillo, Chie Science Officer per l'Alzheimer's Association - il messaggio da portare a casa è semplice: non prendere il Covid-19.

E il modo migliore per farlo è vaccinarsi».

I ricercatori dell'Università della Tessaglia hanno esaminato la funzione cognitiva e la salute generale di 32 pazienti, colpiti dal Covid, due mesi dopo il ricovero e hanno scoperto che oltre il 50% ha subito un declino cognitivo, in particolare con la memoria a breve termine. Hanno anche scoperto che i punteggi di memoria e pensiero più bassi erano associati a un livello più basso di saturazione di ossigeno.

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Anche nell'Università del Texas Health Science Center, gli esperti hanno studiato la cognizione e i sensi olfattivi di 300 anziani amerindi argentini, guariti dal Covid, e hanno rilevato che il 50% aveva problemi persistenti con l'oblio e il 25% aveva problemi aggiuntivi con il linguaggio e la disfunzione esecutiva. Nella Grossman School of Medicine della New York University sono stati studiati campioni di sangue di 310 pazienti, tutti ricoverati alla NYU Langone Health per aver contratto il Covid, che indicherebbero infiammazione e danno cerebrale: i danni alla barriera emato-encefalica, provocati dall'infiammazione, possono comportare l'incapacità del cervello di inviare informazioni alle altre parti del corpo.

 

Ultimo aggiornamento: Sabato 31 Luglio 2021, 14:08
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