Influenza, Schillaci: «Picco vicino: vacciniamo i più fragili e mettiamo la mascherina»

Il ministro della Salute: «I dati indicano un rallentamento, ma servono conferme»

Influenza, Schillaci: «Picco vicino: vacciniamo i più fragili e mettiamo la mascherina»

di Mauro Evangelisti

«I dati dell’ultima settimana ci dicono che la crescita dei contagi d’influenza, per la prima volta, rallenta. È possibile che siamo al plateau, ma dobbiamo aspettare per avere conferme. Bisogna continuare a proteggere la categorie a rischio: vaccinando anziani e fragili e usando le mascherine».
Orazio Schillaci, ministro della Salute, da quando si è insediato insiste su un principio: vanno limitati al massimo gli obblighi, è più efficace puntare su raccomandazioni e convincimento. Per questo sta per partire una campagna di prevenzione tra i giovanissimi che dichiara guerra al cibo spazzatura, favorendo una alimentazione sana che privilegi la dieta mediterranea italiana. «Con la prevenzione, ridurremo le malattie e le patologie. Anche perché le risorse per la sanità non possono crescere all’infinito».

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Ministro, su treni e metropolitana si vedono sempre più persone che indossano la mascherina. Ma sono più preoccupate dall’influenza che dal Covid.

«Quest’anno l’influenza è iniziata prima del solito, c’è stata una grande crescita del numero di contagi. Però la più recente rilevazione, della scorsa settimana, per la prima volta dimostra un rallentamento nella crescita dei malati. Noi abbiamo raccomandato, con una campagna che il Ministero ha fatto partire il primo dicembre, la vaccinazione contro l’influenza. È importante per le persone fragili. Intendo riferirmi a chi ha problemi cardiologici, polmonari, oncologici, immunodepressi, e soprattutto agli over 65. La mascherina rappresenta sempre uno strumento utile. Se i cittadini la indossano spontaneamente, ad esempio sui mezzi pubblici, diventa una forma di prevenzione. Noi per scelta ci appelliamo molto al senso di responsabilità sia per la vaccinazione sia per i comportamenti che tendano a tutelare i più deboli».

Il rallentamento ci dice che siamo vicino al picco?

«Ancora non lo possiamo dire, normalmente per l’influenza si raggiungeva a gennaio o nelle prime due settimane di febbraio. Per avere conferme dobbiamo aspettare i dati in arrivo. Siamo in una fase di plateau».

Arriveremo a 10 milioni di contagiati?

«Sono numeri che abbiamo sentito paventare. Però con senso di responsabilità e con la vaccinazione dei più fragili possiamo affrontare le festività natalizie con serenità».

Sul Covid proseguirete con la vaccinazione? E cambierete le regole per la quarantena?

«Anche per il Covid è necessario vaccinare soprattutto i più fragili e abbiamo lanciato una campagna di promozione. Sulla quarantena confermo: dopo cinque giorni gli asintomatici saranno liberi senza tampone».

Oggi è stata presentata una ricerca che ci dice: stanno aumentando i numeri dei tumori diagnosticati. Come vanno letti questi dati?

«Da quando sono al Ministero ho sempre tenuto a dire che in questi quasi tre anni di pandemia sono stati trascurati molti elementi di sanità pubblica. Mi riferivo agli screening oncologici, alle visite oncologiche, in alcuni casi anche alle terapie oncologiche.

Durante la prima ondata di Covid i pazienti oncologici hanno avuto paura ad andare in ospedale per controlli o esami. Questo ha portato e porterà nei prossimi anni ad un incremento dei casi di neoplasie. E avremo malattie più aggressive perché alcuni pazienti hanno saltato dei follow up, delle visite di controllo. Questo va valutato con attenzione. Abbiamo previsto un emendamento con il quale finanziamo il piano oncologico per i prossimi anni. C’è un incentivo alla prevenzione primaria con una campagna rivolta ai bambini, anche piccoli, su alimentazione e stili di vita. Poi andremo a un prevenzione secondaria per diagnosticare precocemente alcuni tipi di neoplasia. In una recente riunione con altri ministri della Salute europei abbiamo concordato sulla necessità di ampliare a diversi tipi di neoplasia una prevenzione più efficace. Penso ai polmoni, ma anche a un impulso alla prevenzione per neoplasie al colon retto e al prostata».

Come funzionerà la campagna di prevenzione tra i bambini. In Nuova Zelanda addirittura hanno vietato la vendita di sigarette alle nuove generazioni per sempre, anche quando saranno adulti.

«Io credo che sia opportuna una campagna di prevenzione sui giovani per il fumo. Ma anche sulla alimentazione: la dieta mediterranea italiana può essere una ottima prevenzione per malattie come il diabete, ma anche per vari tipi di neoplasie».

Meno sigarette e meno fast food.

«Sì. In generale meno junk food. Siamo una nazione matura, servono le raccomandazioni, il richiamo al senso di responsabilità, funzionano meglio degli obblighi».

I medici denunciano scarse risorse per la sanità.

«Ho incontrato l’ordine dei medici e i sindacati. Quello che vediamo oggi è il risultato di 10 anni di definanziamento della sanità. Se toglie gli anni del Covid, questo settore è sempre stato definanziato. Io eredito ciò che è stato fatto e soprattutto ciò non è stato fatto dai governi che ci hanno preceduto. Il governo Meloni ha messo 2 miliardi e 150 milioni di euro in più solo nel 2023, ma è chiaro che gran parte di questo denaro sarà assorbito dall’emergenza energetica, non possiamo lasciare i malati al freddo. Bisogna ricostruire con gli operatori sanitari un rapporto di fiducia, rendere più attrattive le strutture pubbliche, con incentivi finanziari e con modelli organizzativi migliori».

I pronto soccorso stanno esplodendo.

«Va riorganizzato il servizio sanitario nazionale sul territorio. La pandemia ha dimostrato che mancava proprio la medicina territoriale. Il decongestionamento dei pronto soccorso dipende dall’offerta di strutture che diano risposte ai cittadini senza costringerli ad andare nei pronto soccorso».

Con quali formule?

«Vanno coinvolti i medici di medicina generale e, per le loro competenze, le farmacie. E bisogna fare sì che le risorse che arrivano con Pnrr per case di comunità e ospedali di comunità diano reali risposte. Queste risorse sono per le infrastrutture, però, noi dobbiamo fare sì che all’interno operi personale sanitario preparato, che vi sia tecnologia di qualità. E dobbiamo utilizzare strumenti di telemedicina e medicina digitale».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Dicembre 2022, 09:08
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