Locatelli (Cts): «Covid diventato quarta causa morte in Italia. Terza dose vaccino? Non scontata per giovani»

Locatelli (Cts): «Covid quarta causa di morte in Italia. Terza dose vaccino? Non scontata per giovani»

Terza dose vaccino ai giovani? Non è detto che si arriverà a farla. Almeno secondo quanto  riferisce il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli. «Dico con estrema chiarezza - ha sostenuto a margine di un evento a Genova - che per quello che riguarda i soggetti sani e giovani è tutto fuorché scontato che si debba andare verso una terza dose». Secondo Locatelli, inoltre, il covid-19 è diventata «la quarta causa di morte nel nostro Paese». «Negli Stati Uniti la mortalità da covid-19 rappresenta addirittura la terza causa di morte nel 2020 - ha continuato Locatelli - ma oltre a questo carico di dolore c'è la chiara evidenza che la pandemia ha portato a un'alterazione o addirittura a un'interruzione dei servizi nelle prestazioni sanitarie offerte, il 94% dei Paesi che hanno risposto all'Oms ha riportato un'alterazione dei servizi sanitari offerti».

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Parlando di terza dose, ha quindi sottolineato: «È stato detto chiaramente anche dall'Agenzia europea del farmaco» e «dallo stesso Oms, non dimenticandoci che abbiamo una situazione mondiale globale per cui è importante riuscire a dare copertura per quei Paesi a basso e medio reddito dove la campagna vaccinale è imparagonabilmente più bassa in termini di coloro che hanno ricevuto l'immunizzazione» rispetto al nostro Paese.

 

Le categorie interessate

Il via alla terza dose è stato dato dal ministero della Salute con una circolare nella quale si indicano i criteri per l’avvio delle somministrazioni. Nel testo della circolare si elencano le categorie interessate, a cominciare dagli over 80. A seguire il personale e gli ospiti dei presidi residenziali per anziani. E, ancora dopo i sanitari che hanno più di 60 anni - o con patologie che li possono esporre al contagio - che svolgono le loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali.

La vaccinazione

Secondo Locatelli «le vaccinazioni anti covid e influenza vanno almeno proposte assieme, poi da un punto di vista logistico-organizzativo è una questione che va maggiormente gestita a livello di dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie territoriali». «Sono due vaccinazioni largamente raccomandate nelle popolazioni esposte a maggior rischio di sviluppare patologia grave - ha detto - quindi mi riferisco agli anziani e a coloro che si connotano per condizioni di fragilità.

E' chiaro che i dispositivi di protezione individuale ci hanno protetto rispetto al rischio di contagio da virus di influenza, tuttavia l'anno scorso abbiamo avuto anche un 50% di dosi antinfluenzali in più rispetto all'anno precedente ed è più che ragionevole pensare che abbiano contribuito a prevenire lo sviluppo di quadri di patologia influenzale». «Già l'anno scorso c'è stato un incremento significativo nel numero di vaccinazioni antinfluenzali che sono state somministrate nel paese: va continuata questa strada anche integrandola con una terza vaccinazione che è la vaccinazione anti pneumococco per i soggetti oltre sessant'anni perché le polmoniti da pneumococco possono avere dei tassi di fatalità tutt'altro che trascurabile», ha aggiunto.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Settembre 2021, 10:34
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