Covid, l'infettivologo Galli: «Arriveremo al coprifuoco in tutta Italia, con migliaia di casi tracciamento impossibile»

Galli: «Arriveremo al coprifuoco in tutta Italia, con migliaia di casi tracciamento impossibile»

di Mauro Evangelisti

«Vedrà, non ci saranno alternative. Dovremo arrivare al coprifuoco in tutta Italia». Il professor Massimo Galli, direttore di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, l’altro giorno insieme ai colleghi infettivologi Marino Faccini (Ats Milano) e Marco Rizzi (ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo), ha lanciato un appello dal messaggio molto chiaro: «Fare presto». La situazione è così grave? L’assessore alla Salute del Lazio, in un colloquio con Il Messaggero, lunedì ha affermato che il coprifuoco è necessario in tutta Italia.
«Credo che ci siano pochi dubbi su questo. Si tratta di una situazione che anticipa la possibilità di un lockdown, mi rendo conto. Però qualcosa bisogna fare».

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C’è una coincidenza temporale tra l’impennata dei contagi e la riapertura delle scuole. Non è stato sbagliato ritenerle intoccabili e non accettare qualche compromesso?
«Si è voluto in tutti i modi dire che le scuole non c’entrano. Però questo non sta in piedi. Le scuole c’entrano. Poi, certo, c’entra anche il fatto che i ragazzi si ritrovano prima e dopo la scuola, sul trasporto pubblico e nella socialità extrascolastica. La coincidenza temporale c’è con tutto quanto. Io sono stato l’unico a dire che andare alle urne, con questa situazione, non fosse una grande idea». 


Non sarebbe il caso di resettare tutto? Il governo potrebbe fare un patto con i cittadini, con un lockdown di due settimane, per abbassare drasticamente la curva dei contagi e ridurre la pressione sugli ospedali?
«Non escludo che tra quindici giorni possiamo essere a questo, ma lo sta dicendo lei, non io. Noi come infettivologi abbiamo chiesto di “fare presto”, sono sconcertato dal vedere che qualcuno sembra che stia frenando anche in Lombardia».

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Secondo lei non stiamo sbagliando, in questa fase dell’epidemia, nell’inseguire anche gli asintomatici? Visto che le forze a disposizione non sono infinite, in questo modo il sistema sanitario non è tempestivo nell’eseguire i tamponi anche a chi, magari, ha già 38 di febbre.
«Abbia pazienza, quando è iniziata tutta questa faccenda, la nostra potenza di fuoco era di un numero limitato di tamponi al giorno, che facevamo esclusivamente solo ai più gravi. Tornare a farlo solo ai sintomatici significa arrendersi al fatto che non siamo riusciti a fare un solo passo in avanti.

Tra quello che succedeva in marzo e quello che succede adesso ci sono differenze, abbiamo i tamponi rapidi antigenici e, a breve, la possibilità di fare i test salivari per il ritrovamento del virus. Stiamo parlando d’altro. Ovvio che se uno è sintomatico il tampone lo deve fare velocemente e prima degli altri».


Però il sistema di tracciamento ormai sembra inefficace.
«È anche giusto dire, purtroppo, che quando i nuovi infetti sono migliaia non c’è sistema di rilevazione che funzioni sui cosiddetti “contatti”. Le faccio solo un esempio: il caso di Mers che capitò in un ospedale sud-coreano, cinque anni fa. Una sola persona ne infettò 186 e fece sì che si dovessero seguire 16 mila contatti. E la Mers è meno efficiente nel diffondersi di Sars-CoV-2. Quando i contatti da seguire diventano decine di migliaia è impossibile arrivare ovunque. E non c’è sistema sanitario al mondo in grado di farlo. Forse solo la Cina».

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Ma quindi cosa possiamo fare visto che qui si parla di 15mila casi al giorno?
«Dobbiamo lavorare a rete, tentare di coinvolgere in questo genere di attività le aziende, gli uffici pubblici, le scuole. Non accontentandoci di una situazione che ha già mostrato la corda con migliaia di persone in fila per i tamponi. Altrimenti, se non riusciamo a organizzarci, si va per forza per scorciatoie. E la scorciatoia più semplice è sempre il lockdwon. Io però sto paventando questa possibilità, non la sto caldeggiando, voglio essere chiaro. Ma quando non riesci a fare altro, allora chiudi».


Come possiamo evitare il lockdown?
«Bisogna delimitare i focolai in due modi. Uno: riducendo le occasioni di infezione, limitando così le possibilità di contagio. La parola coprifuoco è molto brutta ma è un provvedimento razionale da questo punto di vista. Secondo modo: dobbiamo ricorrere all’allargamento a rete dell’accertamento il più precoce possibile delle nuove infezioni».


Questo lo possiamo ottenere solo con i tamponi rapidi.
«Assolutamente sì. Guardi la Slovacchia: ha deciso di fare cinque milioni di tamponi rapidi».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 22 Ottobre 2020, 08:09
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