Diabete dopo il Covid, «nei minori positivi aumenta il rischio di svilppare la malattia»: lo studio Cdc

I Centers for Disease Control and Prevention raccomandano «lo screening dei sintomi del diabete nei minori con una storia di infezione da SARS-CoV-2»

Video

di Valentina Panetta

I minori di 18 anni a cui è stata diagnosticata un'infezione da Covid-19 avrebbero maggiori probabilità di sviluppare il diabete. A rivelarlo è un nuovo studio dei Centers for Disease Control and Prevention americani effettuato sui dati di migliaia di giovani pazienti tra il 1 marzo 2020 e il 26 febbraio 2021. I risultati del lavoro, sottolineano i suoi autori, ribadiscono l'importanza delle «strategie di prevenzione» della malattia Covid e della vaccinazione in questa fascia di popolazione.

Diabete associato all'infezione da Covid-19 nei minori di 18 anni

Lo studio Cdc, pubblicato lo scorso 7 gennaio evidenza come nei ragazzi «L'infezione da SARS-CoV-2 potrebbe indurre il diabete di nuova diagnosi», oltre che peggiorare i sintomi della malattia a coloro a cui è stata già diagnosticata. 

Per valutare il rischio di una nuova diagnosi di diabete (diabete di tipo 1, di tipo 2 o altro) dopo 30 giorni dall'infezione acuta da SARS-CoV-2, il Cdc ha esaminato l'incidenza dellla malattia tra i pazienti minori di 18 anni, risultati positivi al virus dal 1 marzo 2020 al 26 febbraio 2021 e l'ha confrontata con l'incidenza tra i pazienti che non hanno avuto l'infezione o che hanno ricevuto un trattamento respiratorio acuto prepandemico non Covid-19 (ARI). I dati sono stati analizzati partendo da due database: il IQVIA e HealthVerity.

Le nuove diagnosi di diabete avevano il 166% (nel database IQVIA) e il 31% (nel database HealthVerity) di probabilità in più di verificarsi tra i pazienti che avevano avuto il Covid-19, rispetto a quanti non erano mai risultati positivi.

 

Diabete, tè nero per abbassare la glicemia: i benefici in soli 60 minuti

Associazione Covid e diabete, ecco a cosa potrebbe essere dovuta

L'associazione osservata tra diabete e Covid-19, si legge nello studio, potrebbe essere attribuita agli effetti dell'infezione da SARS-CoV-2 sui sistemi di organi coinvolti nel rischio di diabete. «Il Covid-19 potrebbe portare al diabete attraverso l'attacco diretto delle cellule pancreatiche che esprimono i recettori dell'enzima 2 di conversione dell'angiotensina, attraverso l'iperglicemia da stress derivante dalla tempesta di citochine e le alterazioni del metabolismo del glucosio causate dall'infezione, o attraverso la precipitazione del prediabete al diabete», spiegano gli studiosi. 

I risultati dello studio potrebbero però dover considerare come una percentuale di questi nuovi casi di diabete si possa essere probabilmente verificata in persone con prediabete, una condizione molto diffusa negli Stati Uniti che si verifica in un adolescente su cinque.

Sistema immunitario, organi sotto attacco se la nostra difesa cambia e diventa nemica

Da escludere invece una significativa influenza sui pazienti analizzati del trattamento con steroidi durante il ricovero, che potrebbe portare a un'iperglicemia transitoria: «solo l'1,5%-2,2% dei codici del diabete erano per il diabete indotto da farmaci o sostanze chimiche, con la maggior parte dei codici per il diabete di tipo 1 o di tipo 2», si legge nello studio. 

In alternativa, l'aumento del rischio di diabete potrebbe essere aumentato in relazione all'aumento dell'indice di massa corporea durante la pandemia, fattore di rischio sia per la malattia grave da Covid-19 che per il diabete.

Al riguardo, scrivono in Cdc, «Sono necessari studi futuri sul ruolo delle comorbidità e dell'aumento dell'indice di massa corporea nel diabete post-COVID-19».

 

Diabete pediatrico, i sintomi

In considerazione dell'aumento di diagnosi di diabete di tipo 1 pediatrico (1, 2), tra le persone di età inferiore a 18 anni durante la pandemia, I Cdc raccomanda «lo screening dei sintomi del diabete nei minori con una storia di infezione da SARS-CoV-2». La nuova diagnosi può essere anticipata da sintomi quali aumento della sete, aumento della fame, perdita di peso, stanchezza o affaticamento, mal di stomaco e nausea o vomito. 

I risultati dello studio devono tener però conto di queste quattro limitazioni. In primo luogo, la definizione di diabete potrebbe avere una bassa specificità senza distinguere in modo affidabile tra diabete di tipo 1 e di tipo 2. In secondo luogo, i pazienti positivi da test potrebbero essere classificati erroneamente come non affetti da Covid-19. In terzo luogo, le presenti analisi mancavano di informazioni che avrebbero potuto influenzare l'associazione tra COVID-19 e diabete come il prediabete, razza/etnia e stato di obesità.

Covid, in terapia intensiva «26,7 casi su 100mila non vaccinati, 0,9 hanno booster»: il report Iss

L'importanza del vaccino e del monitoraggio dopo la positività

I risultati dello studio Cdc sottolineano l'importanza della prevenzione del Covid-19 tra tutti i gruppi di età, «compresa la vaccinazione per tutti i bambini e gli adolescenti idonei». «Le agenzie partner e i medici del settore - conclude lo studio - dovrebbero essere consapevoli delle conseguenze a lungo termine e monitorare le persone di età inferiore ai 18 anni nei mesi successivi a un'infezione da SARS-CoV-2 per la nuova insorgenza del diabete».

Valentina Panetta


Ultimo aggiornamento: Martedì 31 Maggio 2022, 17:35
© RIPRODUZIONE RISERVATA