Covid, il giurista Marini: «Per la Costituzione salute al primo posto, legittimo distinguere immunizzati e non»

«Non aver previsto l'obbligo vaccinale va già incontro all'esigenza di rispettare i diritti individuali»

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di Barbara Acquaviti

Per il giurista Francesco Saverio Marini, professore ordinario di Diritto pubblico all'Università di Roma Tor Vergata, il ragionamento è semplice: se non è incostituzionale l'obbligo vaccinale, allora non può esserlo nemmeno una misura - come quella attuata in Austria che ora alcuni invocano anche per il nostro Paese in base alla quale si prevedono maggiori restrizioni solo per i non vaccinati. «Se il legislatore può arrivare fino all'obbligo vaccinale, a maggior ragione è stato costituzionalmente legittimo il Green pass che è una misura meno invasiva. Per quanto riguarda le limitazioni di cui si sta parlando, vale lo stesso discorso. Rispetto al certificato verde magari è una misura che si avvicina di più all'obbligo vaccinale, ma resta comunque meno impattante».

Qual è la gerarchia dei valori costituzionali con cui può spiegare questa sua convinzione?
«Il tema è che la Costituzione mette la salute al primo posto, tanto che consente anche di arrivare all'obbligo vaccinale quando entra in gioco la salvaguardia della collettività. E' vero che viene riconosciuta la libertà di cura, fermo restando però il limite dell'interesse generale. Ricordo che chi non rispetta l'obbligo incorre in sanzioni di vario livello, compresa quella penale».

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Si possono prevedere sanzioni anche per i non vaccinati che non dovessero rispettare le nuove limitazioni?
«La restrizione ha senso solo così, poi è ovvio che il tipo di sanzione è rimessa al legislatore ma deve essere proporzionata rispetto al tipo di violazione».

Che tipo di provvedimento serve?
«Per prevedere questa possibilità è necessaria una norma di livello primario, poi quale debba essere il livello di contagio o la gravità della situazione in cui scatta può essere rimesso a una fonte secondaria. Però il fondamento deve essere legislativo, questo non c'è dubbio».

Può bastare anche un decreto quindi?
«Certo, ma deve essere un decreto legge. Non può essere un Dpcm».

Con quali tempi bisognerebbe agire?
«E' nella piena disponibilità del legislatore agire qualora la situazione dovesse peggiorare.

Sarebbe comunque opportuno, nell'introdurre misure più restrittive, consentire alle persone non vaccinate un tempo minimo per farlo, prevedendo una decorrenza non immediata».

 

Ma non si farebbe prima a imporre l'obbligo di vaccino?
«È una soluzione che il legislatore ha nelle sue possibilità. In effetti a mio giudizio le restrizioni ai non vaccinati sono a un passo da una scelta del genere. Certo, come spiegavo, non è il fatto che ci si avvicini molto all'obbligo vaccinale a rendere questa eventuale misura incostituzionale».

Cosa risponde ai suoi colleghi che già ritenevano il Green pass incostituzionale e che, a maggior ragione, si oppongono a questa ipotesi?
«Io non vedo nessuna incostituzionalità nel Green pass, mi sembra inconcepibile una posizione del genere. Non è una misura discriminatoria ma punta a tutelare la salute della collettività. Non si può considerare tutto una discriminazione. Sinceramente ho persino difficoltà a replicare ai colleghi perché non ho ben compreso nemmeno quali siano gli argomenti in base a cui parlano di incostituzionalità».

Non vale nemmeno la motivazione di chi dice che il diritto al lavoro è costituzionalmente altrettanto rilevante?
«Non è così. Ovviamente il diritto alla salute deve essere bilanciato con gli altri perché la nostra Costituzione non prevede che esista un diritto tiranno' rispetto agli altri. Però, che nella gerarchia sia un diritto con una posizione di preminenza è pacifico. Infatti, io ritengo che il fatto di non aver imposto l'obbligo di vaccino ma soltanto delle limitazioni vada già incontro all'esigenza di non varare misure troppo invasive della libertà».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Novembre 2021, 06:09
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