Coronavirus più contagioso dell'ebola, ma non il più letale: morbillo e vaiolo al top
di Lorena Loiacono
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Facciamo chiarezza sulle diverse malattie e il loro significato: con il termine “endemia” ci si riferisce appunto a quelle malattie come morbillo, parotite o varicella, che restano presenti tra le popolazioni e vengono tenute costantemente sotto controllo. Altra cosa è l'”epidemia” con cui si fa riferimento a un'improvvisa diffusione della malattia in un contesto ritretto a cui, come accaduto ora con il Covid-19, può far seguito la temuta “pandemia” che si concretizza con l'arrivo del virus in territori molto vasti, senza limiti.
Il Covid-19 è in piena pandemia: ad oggi si contano oltre 30mila morti in tutto il mondo. Sono tanti e, presumibilmente, il dato è destinato a crescere visto che la pandemia è ancora nel suo sviluppo. Per capire la ortata di un virus altamente mortale basta leggere il numero dei decessi che l'umanità ha avuto nella storia, legati a malattie spaventose.
La terribile peste nera, ad esempio, a metà del 1400 provocò qualcosa come 200milioni di morti, dimezzando di fatto la popolazione Europea. Erano altri tempi, si viveva con altri strumenti medici e si poteva contare su conoscenze scientifiche diverse da quelle attuali. Senza contare che le misure igienico-sanitarie sfuggivano al controllo sociale. Due secoli dopo fu la volta del vaiolo che, con i suoi 56milioni di morti, devastò le popolazioni native americane. Negli ultimi secoli si ricordano, con terrore, l'arrivo dell'influenza russa che negli anni a cavallo del 1890 provocò un milione di morti, durante la prima guerra mondiale fu la volta della cosiddetta “spagnola” che portò 56milioni di morti, tra il 1957 e il 1958 l'asiatica uccise oltre un milione di persone e altrettanti ne fece, dieci anni dopo, l'influenza di Hong Kong.
La Sars del 2002-2003, poco contagiosa ma decisamente letale, uccise 770 persone a cui fece seguito la ben più diffusa influenza suina che tra il 2009 e il 2010 portò 280mila decessi. Poi fu la volta dell'Ebola, tra il 2014-2016, con 12mila morti. Senza contare che le infezioni da Hiv e Aids, dai primi ani '80 ad oggi, hanno ucciso oltre 35milioni di persone. E probabilmente il numero continuerà a crescere.
Che cosa rende tanto letale una malattia? La capacità di contagio: per il momento si stima che un paziente affetto da Covid-19 possa contagiare 2-3 persone, rispetto all'influenza stagionale che arriva a 1,6 contagi. Ben più alti i contagi per il vaiolo che ha una capacità di contagio pari a 6 e al morbillo che arriva addirittura a 18.
Per quanto riguarda l'Italia, il numero dei pazienti deceduti continua a crescere. In base all'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità, effettuato su un campione di casi, l’età media dei pazienti deceduti e positivi a è di 78 anni.
Le donne sono il 29,6% e hanno un’età più alta rispetto agli uomini.
A morire sono soprattutto i pazienti con patologie pregresse e diverse complicanze: l’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente osservata, seguita da danno renale acuto, sovrainfezione e danno miocardico acuto.
Attenzione ai sintomi: i più comuni sono febbre e dispnea, vale a dire la respirazione alterata, meno frequenti sono tosse, diarrea ed emottisi, cioè la tosse con sangue. Il 6,4% delle persone non presentava alcun sintomo al momento del ricovero.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Marzo 2020, 17:19
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